Melandro News

Ambiente, Salute, Alimentazione e i “teli insaccati” a Tito

Corso di Formazione Ambientale per Professionisti dell’Informazione
“Comunicare/Divulgare: Ambiente e Salute”
Matera – 30 giugno / 6 luglio 2013

Tesina su “Ambiente, Salute e Alimentazione”
A cura di Claudio Buono

Un dato è senza dubbio certo, e prevale su tutto: il rapporto con l’ambiente è senza ombra di dubbio una delle determinanti fondamentali dello stato di salute della dei cittadini e delle popolazioni. Dalle foreste incontaminate, alle grandi città d’Italia, e del mondo, inquinate, la relazione che nasce tra la popolazione e i diversi fattori ambientali possono essere e risultare sia stati di benessere, ma anche stati di diverse malattie. E’ giusto e doveroso comprendere quali sono gli elementi da tenere in considerazione, sia dal punto di vista epidemiologico (importante per valutare l’impatto di diversi fattori sullo stato di salute). Al giorno d’oggi, dove la gente si preoccupa per se stessa e per i figli, per un articolo pubblicato su un giornale, per alcune fotografie, per un video o per i tanti reportage, che oggi affollano la rete web. Quindi mi sembra giusto sottolineare che servono strumenti utili a regolare e prevedere, non solo quando necessario, ma in maniera permanente, diverse azioni: come quelle di una politica sanitaria, in modo da cautelare i cittadini e migliorare la loro salute. Oltre che i danni, e le insidie, che possano derivare dalle diverse componenti ambientali. Faccio l’esempio dell’eternit (di cui me ne sono occupato nel mio paese, Vietri di Potenza, denunciando la troppa quantità presente in diverse zone).

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 Giusto anche che le popolazioni sappiano che l’ambiente si, può influire sulla salute. Ma sia in maniera indiretta che diretta. Per esempio può favorire la circolazione di agenti patogeni e di altri fattori (come pollini e allergeni) che colpiscono la popolazione più suscettibile. Ma è anche giusto sapere che può influire anche tramite fattori che non siano biologici, come la presenza di contaminanti (che siano fisici o chimici). Così come l’ambiente può influire, in maniera negativa, sulla salute della popolazione, anche sul posto di lavoro, in fabbrica, in strada. Quando si lavora e non vengono rispettate ed osservate le dovute misure di sicurezza, e di protezione della persona. Per quanto riguarda il binomio Ambiente e Salute, ho deciso di portare come esempio la Basilicata. E, più in particolare, l’area di Tito Scalo, in provincia di Potenza. Mi ha colpito, e stupito ancor di più, un documentario che ho visto su internet. S’intitola “Rifiuti Connection”. Il grande affare da sempre, dice Don Marcello Cozzi nel documentario, in Basilicata è l’ambiente. Area ex Liquichimica di Tito Scalo. Ci sono dei fosfogessi, frutto del prodotto dell’attività di concimi chimici. All’interno dei fosfogessi ci sono uranio e radio. Migliaia di tonnellate di fanghi industriali. Materiale abbandonato nei terreni, vicino le piantagioni, alla vegetazione, con conseguente danno sia per l’ambiente e per la natura, ma anche per le vicine popolazioni, come quella di Tito e della città di Potenza. Ci sono insomma dei materiali “insaccati” nei terreni.

Si, insaccati in alcuni teli. Peccato però che quei teli sono rotti. La protezione è pari a zero, e vicino a questi residui industriali ci sono canali di acqua naturale e varie piantagioni. Ci sono fanghi allo stato liquido. Fanghi che trasmettono solamente malattie pesanti, rari. Tumori. Sono rifiuti che prendono alle vie respiratorie, provocano esalazioni con pericolo di vita immediate. Giusto dare sempre più rilievo a questi scempi e tutelare le popolazioni: qui, secondo me, noi comunicatori giochiamo un ruolo importante. Così come per l’alimentazione, che si aggiunge al binomio “Ambiente e Salute”. Di certo l’alimentazione è un fattore importante per la salute: penso che proprio in questo caso noi giornalisti, comunicatori, dovremmo fare uno sforzo più. O per lo meno farlo coloro i quali, nell’ambito della comunicazione, si occupano del tema dell’alimentare e dell’impatto ambientale nel nostro cibo. Bisogna sapere che le grandi catene di fast food attuano delle politiche economiche in contrasto con le esigenze ambientali: è chiaro che serve molta carne, grandi pascoli, producendo così deforestazione e cancellazione di colture già esistenti. Il risparmio che notiamo nelle nostre tasche pesa sul “conto ambientale”. Così come per la grande distribuzione: numeri altissimi, ma garantiti da colture piene di agenti chimici. Che vanno a finire nei nostri piatto. E’ doveroso quindi informare al meglio la popolazione su tutto ciò. Incentivare sempre di più il biologico: di provenienza locale e privo di fertilizzanti chimici. A volte si preferiscono prodotti provenienti da altri paesi, europei o extraeuropei. Leggevo sul web alcuni dati, alcuni esempi. Una famiglia italiana ha la possibilità di risparmiare fino a mille chili di anidride carbonica ogni anno. Si, proprio così. Ci sono esempi come. Per le mele che dal Cile arrivano in Italia vengono prodotti circa 19 kg di anidride carbonica e circa 6 chili di petrolio. Per un solo kilo di kiwi, dalla Nuova Zelanda, ben 25 chili di anidride carbonica e 8 chili di petrolio. Chiaro che preferendo a tutto ciò i prodotti nostrani, genuini, puliti, si evita tutto questo. L’inquinamento ambientale, con ripercussioni poi anche sulla salute delle popolazioni, avviene anche da questi “trasporti”. Per quanto riguarda il Corso di Formazione Ambientale tenutosi a Matera dal 30 giugno al 6 luglio 2013, ho trovato di vitale importanza seguire lezioni  che hanno riguardato l’inquinamento e monitoraggio della qualità dell’aria, rischio ambientale e gestione dei rifiuti, bioindicatori di inquinamento ambientale e altri temi come e la sicurezza alimentare. Quest’anno, a differenza del corso Ambientale del 2013, si è parlato anche dei profili giuridici del danno ambientale e tutela della salute. Un tema, delle nozioni, davvero importantissime per una migliore comunicazione. Così come penso sia importante avviare in Basilicata un progetto teso a creare un gruppo di lavoro, composto da giornalisti (perché no, anche da esperti dei settori ambientali, della salute e dell’alimentazione), in modo da studiare metodi e criteri per una corretta comunicazione.

Claudio Buono
Giornalista – Corsista 2012/2013

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