Torna lo sfruttamento degli uomini sul lavoro di altri uomini. Questa volta, però, i responsabili vestono abiti stranieri. I carabinieri della Compagnia di Policoro, infatti, hanno arrestato un cittadino di nazionalità bulgara con l’accusa di aver svolto un’attività organizzata di intermediazione, reclutando lavoratori dalla Bulgaria su internet, a flussi di circa 15 per viaggio, organizzandone l’attività caratterizzata da sfruttamento, mediante violenza o minaccia, o intimidazione, approfittando del loro stato di bisogno. Si tratta di G.N.S., 35 anni, finito ai domiciliari a Scanzano Jonico dove, si era trasferito da Nova Siri nel maggio scorso. Un altro bulgaro, ritenuto dagli inquirenti suo complice, di 33 anni, è ricercato. I militari hanno chiamato la loro operazione “Cugnolongo” dalla località, a circa 15 km di distanza dal centro urbano, dove alle vittime veniva “offerta” una sistemazione al limite della sopportabilità. Alcuni lavoratori, però, sono riusciti a denunciare i loro sfruttatori facendo aprire le indagini. Ed i carabinieri, dopo aver ascoltato circa 30 vittime ed averne identificate 50, hanno accertato che i due “imprenditori” si occupavano dell’arrivo a Nova Siri dei connazionali, del loro alloggiamento di fortuna, del trasporto nelle aziende agricole, della loro retribuzione. Per il loro “lavoro” incassavano 90 euro al mese per posto letto nel casolare fatiscente, una quota parte del consumo di energia elettrica (che rubavano all’Enel), e 10-15 euro al giorno sui 30-35 che toccavano ai “loro” braccianti. Braccianti che lavoravano sino 12 ore al giorno. Insomma, i due bulgari sfruttavano sistematicamente altri bulgari. Questi ultimi avevano anche difficoltà a relazionarsi con l’esterno poiché non conoscevano la lingua, vivevano lontano dal centro abitato, ed erano privi di mezzi propri di trasporto e di sostentamento. Persone costrette a condizioni di lavoro e di vita disumani. Il cerchio, però, si è stretto attorno ai due uomini che avevano messo su il losco giro che ora rischiano dai 12 ai 14 anni di carcere. A loro carico, anche la circostanza aggravante dell’aver reclutato manodopera in modo difforme dalla legge in numero superiore a tre. Nessun addebito, tuttavia, è stato mosso ai datori di lavoro che stipulavano regolari contratti giornalieri a quanti arrivavano in Italia con la speranza di una vita migliore. (Articolo di Filippo Mele pubblicato sul sito della GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO)