SI CHIAMA “rifugio sperimentale per cani randagi”. Non è abusivo, è autorizzato dal Comune su un terreno di proprietà della Provincia. E’ gestito, però, in maniera del tutto volontaria, e soprattutto a spese proprie, da una trentenne disoccupata di Potenza. I cui occhi brillano di amore per questi cani abbandonati. E nonostante tutto sia fatto alla luce del sole, senza sotterfugi e senza nessun abusivismo, i problemi non finiscono mai. Perchè la struttura realizzata nell’area adiacente il Liceo Linguistico di via Ancona, in linea d’aria a metà strada tra i quartieri di Poggio Tre Galli e Rione Cep, a qualcuno non va proprio giù. Siano essi docenti o bidelli della scuola, o anche semplici cittadini timorosi della presenza di qualche cane. Gente non curante del fatto che quegli animali, lì, in un recinto di una cinquantina di metri quadri, ben curato, pulito, con tanto di cucce singole e stanzino d’appoggio, sono controllati, sterilizzati e non danno fastidio a nessuno. La storia merita di essere raccontata, a beneficio di quanti vorrebbero capirne di più, o di quelli che, mossi dallo stesso spirito volontaristico e dall’amore per gli animali, volessero dare una mano in una gestione dispendiosa e anche problematica, «magari anche un appoggio morale», ci dice la ragazza. La denuncia di Carmen Restagno, che in questa sua opera meritoria è aiutata da Lilli Pacella e Marcella Sabia, è chiara: «L’ultimo episodio è emblematico – racconta – qualcuno ha sparato a uno dei cani. E non è la prima volta che accade. Proprio nei giorni scorsi è stato dato del cibo avvelenato a un altro cane, che solo grazie all’aiuto di un veterinario si è salvato, mentre ancora prima un altro è stato preso a bastonate e colpito con pietre. Abitando qui vicino sono riuscita a mettere in fuga l’aggressore, ma ho dovuto anche chiamare i responsabili del Comune per farlo curare. Adesso per poterlo riprendere è necessario che io mi faccia carico della sua “adozione”, altrimenti resta lì nella struttura di Tiera. In questo momento non posso farlo». Il motivo è ben spiegato: l’autorizzazione comunale per poter gestire il rifugio sperimentale, consente di curare non più di sette cani. In maniera autonoma qualche volontario sta predisponendo un piccolo spazio dove poter ospitare quest’altro cane “bloccato” a Tiera, ma è fin troppo evidente che nessuno vuole rischiare una revoca del permesso. Oltre quel numero, infatti, da rifugio la struttura diventerebbe canile, per cui non più gestibile come accade ora. Ed i controlli da parte di vigili urbani e pompieri sono anche abbastanza frequenti. «Continuano ad arrivare lamentele da parte della scuola, principalmente perchè c’è una docente che ha paura – spiega Carmen – ma anche qualche residente si è lamentato. Io mi chiedo, ma a chi danno fastidio questi cani? Mi viene rabbia a pensare che in giro per la città ce ne sono tanti randagi, vittime anche di gesti cattivi da parte dei cittadini e si sta creando un problema nell’unica zona