POTENZA – Sono da sempre considerate una metafora del potere. E dello spreco. Nel bel mezzo della crisi i cittadini schiumano di rabbia guardando sfrecciare auto blu, le vetture di rappresentanza con tanto di autista. Che, magari, com’è pure accaduto, parcheggiano in sosta vietata o in zone pedonali. La «cura dimagrante» imposta da qualche anno ha intaccato certamente il parco-vetture con un conseguente risparmio. Secondo gli ultimi dati del Ministero della Funzione Pubblica, a livello nazionale, ammonta a 22,7 milioni di euro, includendo il costo del personale, il risparmio complessivo ottenuto nel primo trimestre 2014 grazie al calo delle auto della Pubblica amministrazione. In particolare, le auto blu sono passate dalle 6.340 unità del primo gennaio alle 6.136 unità al primo aprile. Il dato complessivo delle automobili di rappresentanza è sceso da 56.123 a 54.938 unità, con una riduzione di 1.185 vetture (-2,1%). Ma quello delle auto blu, attenzione, resta un privilegio duro a morire. Anche in Basilicata dove, evidentemente, non bastano gli esempi di sindaci che ci rinunciano, come De Luca di Potenza, per fare piazza pulita. Nel territorio lucano circolano ancora 138 auto blu, un numero che ci colloca tra le regioni più «sprecone». Alle nostre spalle, tanto per fare un esempio, figurano anche realtà più grandi come l’Emilia Romagna (82), la Liguria (76), l’Umbria (89) e le Marche (123). Accanto a quelle blu vanno ricordate anche le cosiddette auto grigie, sempre a disposizione degli uffici delle amministrazioni locali. In questo caso la Basilicata è più parsimoniosa, nonostante ne abbia in carico 407. È un dato, infatti, che la piazza in testa alla classifica nazionale delle realtà più virtuose, alle spalle solo del Molise e dell’Umbria. Fin qui il dato generale. Andando a ficcare il naso nei singoli enti non possiamo non cominciare dalla Regione, nella casa della «casta» reduce dalla bufera dei rimborsi. Diciamo subito che l’operazione taglio sulle auto blu riguarda essenzialmente il loro utilizzo. È finito, almeno ufficialmente, il tempo in cui l’assessore di turno veniva prelevato a casa dall’autista e portato «in trionfo » nel suo ufficio (per la verità, a quanto ci risulta, c’è chi tra i politici lucani ancora oggi continua a concedersi questo privilegio). L’ex presidente della giunta regionale, Vito De Filippo, a ridosso del suo insediamento per il secondo mandato, firmò una direttiva che consentiva l’uso delle vetture «esclusivamente in funzione di attività istituzionali». Il parco auto a disposizione dell’ente, però, resta di tutto rispetto. Secondo l’ultimo censimento, infatti, le vetture di proprietà solo della Giunta sono 62, tra cui 6 Bmw 520 (40.000 euro ciascuna), 2 Alfa 159 e 2 Lancia Delta. E poi ben 46 Fiat. Sono 7, inoltre, le auto ad uso esclusivo con autista. Al Consiglio regionale attestate soltanto 6 auto, di cui cinque di proprietà e una in comodato (1 Bmw, 1 Fiat e 1 Lancia). Ne ha di più l’Arbea (7 di cui sei Fiat e un’Alfa Romeo), l’Agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura, uno degli enti definiti «carrozzoni» e in procinto di cambiare pelle. La perennemente commissariata Alsia (Agenzia lucana per lo sviluppo e l’innovazione in agricoltura) possiede invece 26 auto, tutte Fiat, e qualche altra vettura di rappresentanza la troviamo anche nelle defunte Comunità Montane, come quella Alto Basento che è proprietaria di 7 auto di cui 5 Fiat, u n’Alfa Romeo e una Rover. Ma con la chiusura di questi enti a chi serviranno? Ai fantasmi? (fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno)