Adesso che i riflettori sul femminicidio si sono già spenti perché gli echi della Giornata sono già affievoliti, IdV con il gazebo a Potenza ieri domenica 30 in piazza Don Bosco ha inteso tenere alta l’attenzione nel Paese. Lo facciamo attraverso la nostra proposta di legge che punta a tre cose fondamentali: prevenzione; che chi denuncia venga tutelato e questo significa che i centri antiviolenza funzionino e che vengano finanziati e l’inasprimento delle pene. Non si può accettare che chi uccide, chi compromette la vita di una donna, parte più debole in un rapporto, dopo quattro anni vada fuori dal carcere. L’inasprimento della pena è un’azione fondamentale per fare in modo che alla fine questi reati non sussistano più. Combattere la violenza sulle donne è una battaglia di tutti. Si tratta di un fenomeno che ha conseguenze non solo sulla sfera personale ma anche sul piano sociale e sanitario, in quanto ad oggi il nostro Paese risulta carente delle strutture e dei supporti necessari. Proponiamo di introdurre modifiche al codice penale prevedendo la riduzione minima di pena per il delitto tentato, un’ulteriore aggravante generica quando il fatto è commesso contro il coniuge e l’introduzione del delitto di violenza psicologica, come richiesto dalla Convenzione di Istanbul. Chiediamo l’istituzione di una Commissione di inchiesta che faccia luce su tutti gli aspetti di questo fenomeno. Se ci sono degli strumenti che, come questo, possono intervenire, chiediamo siano considerati. Nel 2013, in Italia, ogni due giorni è stata uccisa una donna. Un anno nero dunque, con 179 vittime di femminicidio. Nel 2012 erano state uccise 157 donne. Sono allarmanti i dati diffusi dal secondo Rapporto Eures sul femminicidio nel nostro Paese. E, fatto ancor più allarmante, aumentano i femminicidi in ambito familiare: +16,2%, passando da 105 a 122, così come pure nei contesti di prossimità, rapporti di vicinato, amicizia o lavoro, da 14 a 22. La Basilicata, come ci ricordano troppi ed anche recenti casi di femminicidio, non è immune a riprova che non ci sono “isole felici”: metropoli, città di provincia, centri rurali, in tutti gli ambienti sociali sono diffusi i casi di violenza contro la donna. Noi rifiutiamo un atteggiamento passivo specie sul “motivo”. Quello ‘passionale o del possesso’ continua ad essere il più frequente (504 casi tra il 2000 e il 2013, il 31,7% del totale): “Generalmente – è scritto nel dossier – è la reazione dell’uomo alla decisione della donna di interrompere/chiudere un legame, più o meno formalizzato, o comunque di non volerlo ricostruire”. Il secondo gruppo riguarda la sfera del “conflitto quotidiano”, della litigiosità anche banale, della gestione della casa, ed è alla base del 20,8% dei femminicidi familiari censiti (331 in valori assoluti). Oltre 330 donne sono state uccise, dal 2000 a oggi, per aver lasciato il proprio compagno. Quasi la metà nei primi 90 giorni dalla separazione. La nostra petizione punta innanzitutto a squarciare il velo di sottovalutazione del fenomeno e a rilanciare l’iniziativa di assistenza, ad ogni livello, alle donne vittime di violenza, consapevoli che in Basilicata grazie all’attività dell’associazionismo e del volontariato femminile in questo campo non partiamo da zero. Per noi è un fatto di civiltà ed IdV vuole combattere per questo.
Maria Luisa Cantisani
segretaria IDV Basilicata