“Il dibattito sviluppatosi in Consiglio regionale sul tema petrolio, ha evidenziato l’esistenza di visioni diverse sugli effetti che le estrazioni hanno determinato in questi anni sia in termini di ricadute economiche che sociali ed ambientali rispetto alle aspettative degli accordi sottoscritti oltre che una visione diversa per il futuro. Molti inconsapevolmente pensavano e si aspettavano altro, tanto da portarli a dichiarare che la Val D’Agri doveva diventare l’hub energetico nazionale. Il bilancio è negativo su tutti i fronti e per queste ragioni non un barile e una concessione in più rispetto a quanto autorizzato deve essere data. Con chiarezza va detto, come fatto da tanti ieri in Consiglio, che lo (s)blocca Italia, in particolare gli articoli dal 35 al 38, è lesivo delle prerogative delle Regioni e quindi anche degli enti locali in materia di ambiente, pianificazione territoriale, rifiuti e urbanistica”. E’ quanto ha dichiarato il consigliere regionale Giannino Romaniello. “Impugnare l’articolo 38 – continua l’esponente politico – è il mandato dato dal Consiglio al presidente, a meno che non vengano ripristinate le prerogative e quindi i poteri oggi in capo alla Regione. Deve essere chiaro a tutti, specie a coloro che assegnano funzione taumaturgica alla impugnativa per incostituzionalità dell’art. 38, che essa da sola non basta; o meglio può soddisfare solo chi oggi ha bisogno di apparire e pensa di ricavare vantaggio elettorale con la propaganda e la speculazione politica, piuttosto che continuare a dare sostegno, voce e forza al sentire comune dei lucani che con le manifestazioni di questi giorni e gli atti prodotti dagli oltre 60 Consigli comunali hanno detto no a nuove ricerche / estrazioni e chiesto tutela della salute e dell’ambiente”. “La questione primaria – afferma ancora Romaniello – quindi resta il no all’aumento e non soltanto chi decide, Roma o Potenza. I danni fin qui determinati dalle estrazioni derivano dalle autorizzazioni date a Potenza e dal non rispetto degli accordi sottoscritti da parte del governo nazionale e regionale di cui pure una parte di chi oggi tenta di mettere il cappello sulle attuali autonome iniziative di lotta, ha fatto parte. Ho votato contro il memorandum da solo nella passata legislatura (Mollica era contro ma non partecipò al voto dichiarandolo), pur facendo parte della coalizione di centro sinistra e ho votato (con la dichiarazione fatta) la impugnativa condizionata, convintamente perché ritengo che la politica è assunzione di responsabilità prima di tutto verso i cittadini e, se la posizione mia non coincide con quella di chi oggi rappresenta Sel partito, ciò deriva da diversità politiche che non ho mai nascosto e che con le posizioni politiche nazionali e regionali assunte, nonché con i comportamenti e le dichiarazioni fatte, sono ormai inconciliabili per cui ne traggo la necessaria decisione di uscita da Sel insieme ad altri come già fatto da tanti compagni in quest’anno”. “Continuerò a svolgere la mia attività politica – conclude Romaniello – ed a sostenere le battaglie per affermare i valori ed i diritti come ho fatto in tutti questi anni di militanza sindacale e politica a differenza di altri che hanno pensato solo di pontificare sulle posizioni altrui. Lo farò nei luoghi e nelle sedi, non necessariamente di partito, esistendo a sinistra un vasto mondo di associazioni che sicuramente è interessato a confrontarsi nel merito delle questioni e provare a dare risposte concrete per la loro positiva risoluzione”. (Fonte: Consiglio Regionale Basilicata)