E’ sotto il segno meno in provincia di Potenza la nati-mortalità delle imprese: secondo i dati Unioncamere il 2014 si chiude con -10 aziende (1.814 nuove iscrizioni e 1.824 cessazioni), mentre il segno più a livello regionale è di “magra consolazione” con appena 7 imprese in più (dato regionale: 2955 nuove iscrizioni e 2.948 cessazioni). Lo riferisce una nota di Confcommercio Imprese per l’Italia Potenza sottolineando che “la situazione in provincia di Potenza è in controtendenza rispetto a quella nazionale che vede il sistema delle imprese aver ritrovato il passo della crescita e, nonostante una buona parte dell’anno trascorsa con l’affanno, alla fine del 2014 mette a segno , a livello nazionale, un saldo positivo tra aperture e chiusure. Non sottovalutiamo – afferma Fausto De Mare, presidente Confcommercio Potenza – che nei dodici mesi appena trascorsi, ci sono state nuove iniziative in attività commerciali e di servizio, a riprova che l’autoimpresa è l’unica possibilità di lavoro, ma per chi si accinge a fare impresa, le incertezze del quadro economico non sono ancora del tutto superate. Il dato sembra indicare l’urgenza di completare le riforme economiche (da quella del lavoro, al fisco, alla semplificazione) per facilitare l’avvio di nuove iniziative. Nel commercio a remare contro è il calo dei prezzi rilevato a gennaio dall’Istat che ha assunto dimensioni più ampie rispetto alle stime dell’Indicatore dei Consumi di Confcommercio (-0,4 su base annua), ponendo le premesse per una uscita dalla deflazione più difficile del previsto. Al di là del calo degli energetici e dei trasporti, è la tendenza alla deflazione della componente di fondo dei prezzi a destare le maggiori preoccupazioni. L’assenza di segnali concreti di ripresa dei consumi continua, infatti, a determinare una tendenza alla riduzione dei prezzi per molti beni e servizi. Gli impulsi macroeconomici esterni sono oggi potenzialmente molto favorevoli. Tuttavia, occorre valorizzarli attraverso azioni precise sul piano interno. E’ necessario e urgente ridurre gli sprechi nella pubblica amministrazione e intraprendere un sostenibile, certo e generalizzato processo di riduzione della pressione fiscale. Solo così – conclude la nota – la crescita potrebbe sbocciare anche in Italia, innescata dall’esterno ma valorizzata all’interno. Lo spettro di nuove rilevanti imposte con l’attivazione delle clausole di salvaguardia contenute nell’ultima legge di stabilità, non aiuta certo lo sviluppo dei consumi e degli investimenti”.