La Regione Basilicata sottoscriva e sostenga il Piano nazionale contro la Povertà, di durata pluriennale, proposto al Governo dall’Alleanza contro la povertà, un cartello (il primo del genere in Italia) che è composto da una ventina tra Associazioni del terzo settore, e tra le sigle fondatrici ci sono Acli, Anci, Caritas Italiana, Cgil-Cisl-Uil, Confcooperative, Fondazione Banco Alimentare, Forum Nazionale del Terzo Settore. La sollecitazione è della DC-Libertas Basilicata che in una nota evidenzia che il Piano, da avviare nel corso del 2015, deve contenere le indicazioni concrete affinché venga gradualmente introdotta una misura nazionale, rivolta a tutte le persone e le famiglie in povertà assoluta nel nostro Paese, che si basi su una logica non meramente assistenziale ma che sostenga un atteggiamento attivo dei soggetti beneficiari dell’intervento. Pertanto è necessario impegnare da subito risorse adeguate a far partire il Piano nazionale e non limitarsi a risorse destinate a strumenti che rispondono a logiche emergenziali, senza definire un quadro organico di interventi. Cosa possono fare, oggi, le persone in povertà assoluta? Chiedere aiuto ai Comuni – con limitate possibilità di risposta dati i ripetuti tagli – oppure alle tante realtà non profit impegnate nel territorio, a conoscenti o ad altri. I grandi numeri della povertà di oggi fanno sì che, nella maggior parte dei casi, chi sperimenta questa condizione se la debba cavare da solo. Ciò accade perché l’Italia rimane l’unico paese dell’Europa a 27, insieme alla Grecia, privo di una misura nazionale a sostegno di chi si trova in questa condizione. Pur nelle differenze i tratti di fondo sono ovunque gli stessi: un contributo economico per affrontare le spese primarie accompagnato da servizi alla persona (sociali, educativi, per l’impiego) che servono ad organizzare diversamente la propria vita e a cercare di uscire dalla povertà. Alla base – sottolinea la DC – c’è il patto di cittadinanza tra lo Stato e il cittadino in difficoltà: chi è in povertà assoluta ha diritto al sostegno pubblico e il dovere d’impegnarsi a compiere ogni azione utile a superare tale situazione. A fronte di questa situazione un intervento da parte del governo si rende necessario, partendo dalla considerazione che le risposte attualmente in campo contro la povertà assoluta sono del tutto inadeguate. Il Piano prevede una gradualità di interventi anche se bisognerà prevedere che a partire dal primo anno ricevano la misura un numero significativo di persone, con una crescita graduale in ogni annualità successiva. Nella stesura del Piano, il legislatore deve assumere precisi impegni riguardanti le tappe intermedie e il suo punto di arrivo. L’ultimo anno corrisponderà al primo della misura a regime, a partire dal quale tutte le famiglie in povertà assoluta riceveranno la misura. Occorrerà inoltre specificare l’ampliamento dell’utenza, e il relativo finanziamento, previsto per ogni precedente annualità. Senza una simile prospettiva pluriennale, infatti, risulterebbe poco realistico immaginare la costruzione di un sistema locale di servizi adeguato alla lotta contro l’esclusione sociale. Questa costruzione richiede investimenti, sviluppo di competenze e programmazione: gli enti locali, il terzo settore e le Organizzazioni Sindacali impegnate nel territorio potranno realizzarla solo se riceveranno un’adeguata stima economica e previsionale.