L’assemblea annuale dei Lucani nel Mondo in Val d’Agri è l’occasione per ribadire che l’emigrazione (soprattutto quella giovanile) è un altro dato che fa traballare l’equazione petrolio-innovazione-ricchezza. Tra il 2001 e il 2013 Marsico Nuovo ha perso poco meno di 1.000 residenti (da 5.133 a 4.260), Moliterno quasi 500 (da 4.584 a 4.106), Montemurro e Spinoso circa 300 (rispettivamente da 1.567 a 1.283, da 1.769 a 1.515). Complessivamente nei 21 centri della valle il saldo migratorio unito a quello demografico fanno scendere la popolazione ben al di sotto dei 50mila abitanti. La Val d’Agri, insomma, sta diventando terra di persone anziane. Negli ultimi tempi si registrano segni della ripresa dei flussi migratori specie di giovani laureati ma anche diplomati e under 35enni. Un fenomeno di emergenza civile che significa perdita di risorse umane, di professionalità, di tessuto connettivo sociale, economico che nel comprensorio petrolifero diventa ingiustizia sociale in rapporto alla ricchezza energetica e agli interessi economici e strategici per il Paese. Mettere un freno all’emigrazione e di conseguenza allo spopolamento dei nostri paesi della Val d’Agri come nelle altre aree della regione deve perciò tradursi da impegno più volte dichiarato in azioni e progetti. Non passa giorno che non risuoni un grido d’allarme come quello lanciato dalla Svimez sul Sud che continua ad impoverirsi, sostenendo i costi di un capitale umano qualificato che esporta “a senso univoco, cioè senza ritorno”. Non ci si può distrarre: il 64% dei cittadini meridionali, oltre due su tre, che nel 2013 hanno lasciato il Mezzogiorno per una regione del Centro-Nord aveva un titolo di studio medio-alto, diploma o laurea. E né si può sottovalutare che nei passaggi relativi alla Basilicata nella Relazione annuale della Direzione nazionale antimafia, un cenno a parte “meritano i reati ambientali, particolarmente diffusi e perseguiti nel territorio” spesso in relazione “allo sfruttamento del ricco sottosuolo dell’area Val d’Agri” e la “presunta attività illecita” di smaltimento rifiuti liquidi derivanti dalle attività estrattive.