La posizione dell’associazione “under 40” della Cia dopo l’Ufficio di Presidenza: con questa imposta iniqua che grava non sulla produzione, ma sullo strumento primario per produrre, non ci sarà nessun ricambio generazionale. In questo modo l’esecutivo scoraggia l’ingresso dei giovani nel settore, o li costringe a gettare la spugna cercando un’alternativa meno rischiosa dal punto di vista economico.“L’Imu agricola non ha ragione di esistere. Come si fa a tassare uno strumento imprescindibile per la vita e il lavoro agricolo? Come si può pretendere una tassa su un bene strumentale per la produzione non solo di cibo, ma anche di benessere per la comunità tutta?”. Lo afferma l’Agia, l’associazione “under 40” della Cia-Confederazione italiana agricoltori, che nell’ultimo Ufficio di Presidenza ha confermato la sua posizione di netta contrarietà all’Imu sui terreni agricoli, anche dopo le modifiche al decreto 4/2015 approvate dal Senato. “Il governo italiano continua a sbandierare slogan a favore del ritorno dei giovani in agricoltura, continua a dire che il futuro del nostro Paese siamo noi e che l’agricoltura sarà il volano per farci uscire dalla crisi -osserva l’Agia- ma poi ci obbliga a pagare un’imposta iniqua non sulla produzione, ma addirittura sullo strumento per produrre, a prescindere da quanto quel terreno abbia reso in termini economici all’agricoltore, a prescindere se sia stato vittima di calamità o altri eventi incontrollabili”. “Nonostante la dichiarata attenzione verso i giovani e la centralità dell’agricoltura per far ripartire l’economia -continua l’associazione ‘under 40′ della Cia- l’Imu si trasferisce per intero sul costo per l’utilizzazione del fattore terra, in mancanza di specifiche deroghe nel caso di uso a titolo gratuito o affitto per i giovani”. “Lo stesso governo ha sottolineato più volte come siano troppi a oggi i terreni rimasti abbandonati e poi, con questa Imu, incentiva l’abbandono del settore agricolo, esorta i nostri padri agricoltori a lasciare un comparto in perenne difficoltà e noi giovani a gettare la spugna e cercare un’alternativa migliore con meno rischi dal punto di vista economico -conclude l’Agia-. Quella stessa Italia che, con Expo, sta facendo dell’agroalimentare il suo punto di forza, che si sta facendo bella agli occhi del mondo anche con il lavoro degli agricoltori, li ricompensa con quest’indegna moneta. Ecco perché diciamo ancora una volta ‘no’ all’Imu agricola, anche se ci rendiamo, fin da subito, disponibili a collaborare alla costruzione di una fiscalità più equa e sostenibile per le imprese gestite dai giovani imprenditori agricoli”. “Per favorire il ricambio generazionale in agricoltura non si può prescindere da due elementi, la terra –di qui la nostra mobilitazione di Matera contro l’Imu – e il credito, oggi – sottolinea Rudy Marranchelli, presidente Agia-Cia Basilicata – due delle maggiori barriere d’entrata nel settore, autentici ostacoli alla possibilità ai giovani di tornare sui campi, portando nuova occupazione e sviluppo”. “E’ necessario garantire ai giovani adeguati strumenti economici di ingresso e di competitività e misure di semplificazione – spiegato il presidente Agia-Cia. In questo senso, la previsione di crediti dedicati da parte della Bei (Banca europea per gli investimenti), approvato dalla Presidenza italiana al Cdm agricolo odierno, è fondamentale. Tra l’altro, l’indicazione per la creazione di un Fondo europeo di garanzia specifico per favorire prestiti accessibili ai giovani agricoltori accoglie la proposta lanciata dal presidente del Ceja (Consiglio dei giovani agricoltori europei) nonché dirigente dell’Agia-Cia, Matteo Bartolini. Uno strumento molto utile, visto che ad oggi ben 4 imprese agricole “young” su 5 denunciano difficoltà enormi nell’accesso ai finanziamenti”. Ovviamente “è altresì importante favorire l’accesso dei giovani al capitale fondiario -ha sottolineato la presidente dell’Associazione giovani della Cia- anche se, accanto alla vendita, tra le misure possibili, va fortemente sostenuto anche l’affitto, modalità più “soft” per un giovane start-upper”.