“Questa sono io” di Lodovica Cima e Annalisa Strada – Il Castoro 2014. Intervista di Mario Coviello a Lodovica Cima. L’ottava edizione del Torneo di lettura fra dieci scuole in rete della provincia di Potenza è alla sua seconda fase. Per gli alunni delle scuole medie di Bella, Atella, Ripacandida, Rionero, che hanno superato la fase eliminatoria è stato scelto dal Comitato dei lettori il romanzo di Lodovica Cima e Annalisa Strada “ Questa sono io”- Il Castoro 2014. Viola ha 13 anni ed una vita apparentemente tranquilla. Eppure c’è quella sensazione spiacevole di qualcosa che sfugge, di essere invisibile agli occhi di sua madre e suo padre. Sua madre non c’è quasi mai, fa la costumista teatrale ed è sempre molto impegnata, suo padre è ancora più assente, è attore ed è sempre in tournée. C’è la nonna che pensa a lei, in tutto. Perchè loro tre non sono mai stati una vera famiglia? Con l’aiuto dell’amica del cuore, Arianna, scopre un segreto familiare che ridefinirà per sempre la sua esistenza e il rapporto con se stessa e con gli altri. Abbiamo intervistato Lodovica Cima.
-“Viola fece tutto quello che ci si aspettava da lei : mangiò…..,sparecchiò….diede una pulita al tavolo….. “ Viola si ritira quasi sempre in camera… A Viola arrivano dai genitori regali mai chiesti… Viola scopre la verità su suo padre, ma non ha la forza di affrontarlo…. Sono così le giovani adolescenti che incontri nelle scuole e nelle librerie o somigliano di più ad Arianna la decisa che sa sempre cosa fare, super organizzata, o a Cecilia..”una vera carogna : tutta impegnata a non farne passare una liscia a nessuno” ?
Questi sono alcune tipologie di ragazzi che ho immaginato. Ogni personaggio nasce da spunti veri raccolti in quasi 25 anni di incontri con i ragazzi e di lavoro su storie dedicate a loro. Non posso dire se siano corrispondenti a una persona piuttosto a un’altra che ho incontrato, sicuramente sono costruiti dalla mia immaginazione attingendo a caratteristiche vere, reali, mixate insieme.Sono sicura che ci sono altri ragazzi, migliori, peggiori, che portano magari una maschera di apparenza, come Cecilia, e poi sotto sotto sono diversi. È un’età difficile in cui si prendono le misure con se stessi.
– E poi c’è Michele..”uno che si faceva notare…lo sguardo azzurro trasparente, il sorriso abbozzato che gli dava l’aria di giusta sufficienza e Francesco, il suo amico, “un ragazzo tranquillo con gli occhi profondi” … Sono così i giovani adolescenti di oggi, importanti per l’universo femminile che racconti nel tuo romanzo , ma solo comparse, che rimangono sullo sfondo?
Non direi solo comparse, direi un po’ distanti. Io ho immaginato che Viola avesse timore ad avvicinarsi troppo, proprio per il suo continuo senso di inadeguatezza. Non ho volutamente scrutato dentro l’animo di Michele, l’ho lasciato “integro” nel suo essere un maschio misterioso e di poche parole, perché ero concentrata sulle emozioni di Viola. Si potrebbe forse riscrivere la storia specularmente, prendendo il punto di vista di Michele, sarebbe interessante!
– E gli adulti ? Ci sono i genitori di Viola, padre e madre, evanescenti, presi dal lavoro, dalla carriera, sempre di corsa e con mille impegni. Genitori che non hanno tempo per guardare negli occhi la loro figlia… E’ stato difficile raccontare dei genitori così ….?
Sì è stato difficile perché di norma non sono una persona che ama giudicare gli altri e che sa perfettamente che fare i genitori è davvero difficile. Però quando si hanno dei figli le priorità sono loro, questo non cambia per nessuno. Quindi mi sono messa d’impegno e ho cercato di ritrarre due persone incompiute. Esistono, non possiamo essere così ingenui da non considerarlo.
Tra l’altro, colgo l’occasione per raccontare che la storia di Viola nasce da uno spunto vero. Annalisa Strada ed io abbiamo ascoltato, aspettando su un binario di una stazione italiana, una conversazione altrui senza volerlo. Era un uomo a parlare e raccontava con grande naturalezza al vicino di avere una famiglia “regolare” e una amante in un’altra città. Quest’amante aveva appena avuto un figlio da lui e, diceva sempre l’uomo, questo era un vero inconveniente, che rompeva i suoi equilibri. Quindi avevano deciso di affidare il neonato alla nonna. Annalisa ed io siamo rimaste colpite dalla disinvoltura dell’uomo nel risolvere il problema! Così abbiamo deciso di immaginare quella creatura nell’età dell’adolescenza. Ecco come è nata la storia di Viola. Avevamo sentito quella storia insieme e abbiamo deciso lì per lì di scriverla insieme.
– Per fortuna ci sono gli adulti positivi: i genitori adottivi di Arianna, l’amica del cuore di Viola, e soprattutto Rollo , il gelataio dai baffoni grandi che respira le persone, fa le domande giuste, e porge un aiuto. E la nonna di Viola che non ha un nome proprio. La nonna che è madre per Viola e “gli ha garantito una vita stabile..l’ha amata dal prima istante che l’ha vista…e col nonno sperava di dare a Viola un po’ di famiglia..” Gli adulti che sostengono nel tuo romanzo sono due anziani. Perché questa scelta ?
Proprio questi adulti sostengono la nostra convinzione che se non puoi avere i genitori che desideri (o di cui avresti bisogno per crescere bene), ti prendi ciò che ti serve da altri adulti che le lo offrono. Nella vita di ognuno di noi esiste un adulto che ci ha dato qualcosa di importante senza essere nostro genitore. Per me i nonni sono stati importantissimi, ecco forse il perché della scelta. Rollo infine è una persona che esiste veramente. L’ho conosciuto, l’ho frequentato e gli ho affidato i miei figli. Non faceva proprio il gelataio, ma si occupava di ristorazione. Questo personaggio è un omaggio al vero Rollo. Infine i genitori adottivi di Arianna, che passano un po’ in ombra, quelli sono veri, anche loro. Ho in mente i due genitori reali da cui ho preso spunto e li ammiro tantissimo per la loro dedizione discreta.
– Il sentimento più forte in “Questa sono io “ è l’amicizia. Quanto è importante per Lodovica Cima l’amicizia ?
Sì, credo che l’amicizia, insieme all’amore, sia una delle cose più belle della vita. Un’amicizia va custodita, accudita, sostenuta per tutta la vita, sempre che ne valga la pena! Per me l’amicizia è davvero importante. Da adolescente ho fatto fatica a trovare amici veri: me li sono sudati!
– Anche la scuola nel tuo romanzo rimane sullo sfondo. E’ luogo di vita ma ci sono solo professoresse che interrogano, presidi che terrorizzano. La vita dei ragazzi e delle ragazze è fuori dalla scuola, lontano. E’ così ?
No, la scuola è una parte importante della vita dei ragazzi, ma quando si scrive una storia bisogna scegliere e, in questo caso, ho preferito usare come ambiente la cittadina di lago. Anche i professori non intervengono direttamente per scelta, perché la partita di Viola va giocata in prima persona. È una partita intima che deve vincere con se stessa e con i suoi affetti più stretti.
– Mi è piaciuta molto la tua scrittura asciutta, il tuo linguaggio visivo, fatto di odori, colori, sapori. E poi le pause, i silenzi….il lento divenire, così diverso dalla velocità e dai rumori che imperversano. Hai forse voluto raccomandare a tutti noi tuoi lettori di darci tempo, tempo di vita…?
Direi che ricevere una domanda così non è da tutti i giorni. Intanto grazie per l’analisi stilistica e per l’apprezzamento. Sono davvero contenta che i miei sforzi siano stati notati. È esattamente quello che cerco di fare scrivendo: usare il linguaggio visivo e degli altri sensi, e poi giocare sulla semplicità, non sulla semplificazione. È difficile raggiungerla,costa revisioni, riletture e ancora riletture, ma quando ce la fai sei molto più efficace.
-E’ stato difficile lavorare a quattro mani con Annalisa Strada ?
Abbiamo fatto viaggiare il file della storia tra in nostri computer per due anni. Avanti e indietro aggiungendo togliendo, e soprattutto stratificando. Il risultato è che la scrittura non è più mia o di Annalisa, è diventata una terza cosa… Ora stiamo scrivendo un’altra storia insieme, ci abbiamo preso gusto. Ma questa volta abbiamo fatto uno schema molto più dettagliato e abbiamo deciso di scrivere ognuna con la voce di un diverso personaggio. In questo modo ognuna di noi avrà la possibilità di mettere in campo la sua cifra stilistica. È la storia di una ragazza che passa un’estate in una casa per artisti, una sorta di cohousing creativo in cui sarà costretta a convivere con tipi molto interessanti e imprevedibili… ma non voglio svelare troppo. Siamo ancora all’inizio.
Intervista a cura di Mario Coviello