CIA: “Per salvare i fiumi lucani non basta provvedimento della Giunta, senza agricoltori e manutentori poco efficace”
Claudio Buono
“Il provvedimento della giunta Regionale che eroga benefici alle imprese che si occuperanno di interventi di manutenzione ordinaria degli alvei dei fiumi è certamente un passo avanti contro il dissesto del suolo e per impedire che si ripetano alluvioni e danni alle aziende agricole ma per essere efficace va affiancato dal riconoscimento del ruolo di agricoltori-manutentori del territorio e quindi non solo della propria azienda”. E’ quanto sostengono in una nota congiunta Donato Di Stefano, direttore Cia Basilicata e Nicola Serio vice presidente regionale Cia. Per il vice presidente della Cia in particolare “dopo le alluvioni del Metapontino è cresciuta la consapevolezza istituzionale che la nostra proposta per l’attivazione dei contratti di fiume e di foce, resta l’obiettivo da raggiungere attraverso la disponibilità degli agricoltori a diventare manutentori del territorio tra l’altro, aspetto non di poco conto, “a costo zero” (con compensazioni su tributi consortili, spese previdenziali ed aziendali). La caratteristica innovativa di tale processo – afferma Serio – è la scelta di andare nella direzione della sussidiarietà orizzontale: la differenziazione dei sistemi territoriali richiede un sistema di governance flessibile, in grado di comporre a livello locale i conflitti e gli interessi mediante processi negoziali aderenti alle vocazioni territoriali e capaci di fare sistema facendo dialogare i diversi strumenti di programmazione degli interventi socio-economici con quelli della pianificazione territoriale. Pensare invece solo alle imprese di settore che svolgono attività di asporto di ciottoli e ghiaia per l’edilizia – continua – è limitativo e fortemente parziale”. Per Di Stefano “un’altra priorità indicata da tempo dalla Cia è l’impiego immediato di una quota del fondo dell’Accordo di programma ministero-Ambiente-Regione Basilicata per interventi nei “punti più critici” per prevenire ulteriori fenomeni metereologici eccezionali della stagione invernale. Si percorra dunque la via della pulizia e dello scavo dei grandi e piccoli canali sui quali – continua – non si fa più manutenzione da 30/50 anni. Devono essere puliti gli alvei e dove necessario le sponde dagli alberi e dalla vegetazione che crea ostruzione e pericolo in caso di piena. Occorre porre immediato riparo e lavorare in tempi veloci -aggiunge Di Stefano- per costruire un sistema ambientale realmente sostenibile, valorizzando il ruolo primario dell’agricoltura quale volàno di riequilibrio territoriale, per una oculata valorizzazione del paesaggio agrario anche ai fini del turismo rurale”. La novità principale – sintetizza Distefano – è che finalmente stiamo passando dal principio teorico della cooperazione inter-istituzionale fra i tanti enti che si occupano di territorio e mondo agricolo a primi momenti di azioni comuni che coinvolgono principalmente gli agricoltori, “primi custodi” del territorio e poi ambientalisti, operatori del turismo, oltre naturalmente ai Comuni. Noi insistiamo: lo strumento principale è rappresentato dai Contratti di fiume, sperimentati positivamente in alcune regioni italiane, tra le quali il Piemonte, l’Umbria, la Lombardia, il Veneto, la Toscana e si configurano come strumenti di programmazione negoziata interrelati a processi di pianificazione strategica per la riqualificazione dei bacini fluviali. Senza gli agricoltori-manutentori non si possono portare a termine azioni urgenti. Serve, dunque, una rinnovata attenzione. Occorre una politica con la quale puntare ad una vera salvaguardia del territorio con risorse adeguate. Una politica che garantisca il presidio da parte dell’agricoltore, la cui attività è fondamentale in particolare nelle zone marginali. E tra le azioni urgenti quali indichiamo: sistemazioni idrauliche, regimazione di fossi e corsi d’acqua minori; rifacimento e ammodernamento delle reti di bonifica; realizzazione, adeguamento e rifacimento briglie ed altre opere di bonifica; realizzazione nuovi impianti idrovori; consolidamenti arginali, stabilizzazioni degli alvei e delle sponde”.