Per l’abilità narrativa con cui l’autore riesce a intessere una trama scorrevole e divertente, capace di affiancare ai tempi comici l’occasione per riflessioni più profonde.
Il libro racconta di Marta che ha 12 anni e vive sola con il padre insegnante perché la mamma è morta. Di lei si occupa la nonna, ed è proprio in sua compagnia che l’ultimo giorno di scuola si imbatte in una strana pasticceria. La
Ecco le nostre domande :
“Cosa ci facesse negli anni duemila la Signorina Euforbia era difficile a dirsi. Già il nome suonava di un altro tempo….” è così che il suo romanzo inizia. Euforbia è il nome di “ una piantina verde sconosciuta..” e dalla maestra pasticciera “ nascevano fiori insoliti che solo i veri intenditori sanno riconoscere..” Da subito racconta del buon tempo antico, di un tempo senza fretta nel quale le insegne dei negozi erano dipinte a mano; il tempo delle botteghe minuscole che si demoliscono per costruire supermercati che si chiamano “ cattedrale “
– Perché questa scelta ?
Mi piaceva mettere Euforbia in una situazione atemporale, come segno dell’universalità e permanenza di ciò in cui crede: rispetto dei ragazzi, stima per il loro pensiero, passione per il proprio lavoro
La pasticceria di Euforbia ha un bancone completamente vuoto e solo una scritta “ a mano di inchiostro verde….Dalla Signorina Euforbia: pasticcini su misura..” e l’imbarazzo di Marta, la protagonista della sua storia, e soprattutto di sua nonna, è grande quando Euforbia “…magrissima ( nonostante trafficasse tutto il giorno con panna, cioccolato e creme ) …molto alta..occhi grandi,capelli rossi…propone il pasticcino potrebbe-venirmi-una –buona-idea il più indicato nelle situazioni di incertezza…
-Il primo maggio si apre l’Expo a Milano dedicato a cibo e vita, imperversano sui canali televisivi e sul web cuochi e vivande a tutte le ore del giorno e della notte e Lei racconta già dal 2014 di “ dolci su misura “.
Cosa vuole suggerire ai suoi lettori ?
L’approccio di Euforbia è da boutique, non da grande catena. Lei personalizza, considera ogni persona che entra nel suo negozio unica. Proprio lei, maestra di ricette, non ne ha di preconfezionate, prima viene l’incontro e l’ascolto, poi la preparazione guidata da ciò che le piace e ritiene opportuno. Euforbia guarda al singolo, non al gruppo o alla massa.
E parliamo di Marta “Tatina” per il papà professore. Marta che ha perso la madre in un incidente stradale e che deve tenere a bada una nonna “gendarme”, tanto cara, ma tanto ingombrante. Marta ha appena finito la scuola e deve impiegare il suo tempo libero ed Euforbia è la risposta. Marta cresce, scopre se stessa, diventa più sicura preparando i dolci con Euforbia che le dà del lei e la rispetta, la ascolta, la incoraggia. Cresce usando le mani, scoprendo odori, sapori, creando dolci. Vediamo i nostri adolescenti “attaccati” ai cellulari e al computer, nel suo libro solo un i-pod per ascoltare musica e un cellulare che fa foto provvidenziali.
-Perché questa scelta ?
La conoscenza è sempre via esperienza. E si fa col corpo, soprattutto da bambini. Vedo sempre più bambini, anche molto piccoli, “disegnare” sui tablet. Eppure non è disegnare quello. Il primato non può andare solo alla vista e al tatto, peraltro ridotto in maniera parziale. Colorare significa stringere in mano una matita, un pastello a cera, calibrare la pressione così da non rompere il foglio, sporcarsi le dita, annusare i colori… Non solo tablet e vrituale, quindi. Nel mio ultimo libro, dedicato agli adolescenti “Io sono zero, appena uscito per Il Castoro, tratto proprio il tema del virtuale e del reale, affermando che quest’ultimo è mille volte più soddisfacente. È un tema che mi sta molto a cuore, frequentando i ragazzi. Occorre recuperare il valore del corpo, animato dal pensiero, nel suo rapporto con il reale.
Con Marta Matteo, bocciato a scuola, ribelle abituato solo ai divieti e alle sconfitte. Preparando i dolci di Euforbia Matteo acquista sicurezza, risolve situazioni difficili e non balbetta più.
–Lo scrittore e psicologo Ballerini con Matteo che cosa ha voluto suggerire ai docenti che bocciano (“….professori da chiudere nello sgabuzzino delle scope e buttar via la chiave…”), ai genitori che non sanno come comportarsi con i figli adolescenti e ribelli?
A nessun ragazzo piace andare male a scuola. Noi a volte ci limitiamo a correggere i comportamenti senza indagare su cosa li mantiene. Le difficoltà scolastiche spesso hanno origine al di fuori della scuola, l’impegno scolastico non è che un punto di applicazione. Non si parte mai dalle macerie, si riparte solo dai successi. Per ogni ragazzo in difficoltà occorre trovare un punto di ripartenza, che magari è lontano da ciò che desideriamo secondo i nostri schemi.
Alla scuola di Euforbia con il grembiule con il proprio nome ricamato a mano si impara “ a fare le cose con più cura…senza la maledetta fretta….perchè tutto è un delicato equilibrio di consistenza, volumi,proporzioni,sapori…” Si apprende che”…. la buona idea è quella non costretta in rigidi schemi ma capace di trasformarsi, modificarsi e prendere la forma che meglio si addice alla situazione…”
-Negli incontri con i suoi lettori nelle scuole e nelle librerie con il suo libro vuole forse suggerire ai genitori e ai docenti cosa sono veramente e come si possono insegnare “ le competenze” di cui si fa un gran parlare da qualche anno..?
In qualche incontro fra insegnanti mi sono sorpreso nel vederli accapigliarsi su competenze e conoscenze. Non riesco pertanto a entrare in questo dibattito, credo di non averne le… competenze! So però che l’apprendere è un prendere vero e proprio. Lo vediamo nel bambino piccolo, che sta bene: è capace di fare man bassa del reale. Per prendere qualcosa però devo avere idea di cosa me ne posso fare. Ecco a scuola talora manca questa prospettiva, il sapere sembra fine a se stesso, privo di nessi con il reale.
“ La realtà va sempre riconosciuta e abbracciata perché e più grande e più forte di noi…” e Marta, anche grazie al padre professore che “ la porta sempre con sé a scuola” e all’amicizia di Matteo finalmente si perdona per aver bisticciato con la madre l’ultima volta che l’ha vista. Ed Euforbia decide che può aprire una nuova pasticceria da qualche altra parte perché quello che la rende speciale sono i suoi giovani allievi che ci portano dentro ….” i desideri, la passione..i sogni..” . E Matteo decide di non mollare…
-Dottor Ballerini con il suo libro ci suggerisce che per tutti “ arriva il momento di ricominciare ?
Propongo che si può sempre ripartire, che non esiste precondizione che ci costringa all’infelicità. In ogni momento possiamo recuperare: gli insuccessi non sono fallimenti e gli accadimenti tristi non dicono l’ultima parola, a meno che noi non gliela facciamo dire chiudendoci in una posizione melanconica.
-Un’ultima domanda: con quattro figli, la professione di psicoanalista che lo assorbe perché ha bisogno di continuare a scrivere così bene libri per ragazzi e non solo ?
Lo faccio perché mi piace. Noi scrittori per ragazzi non diventiamo né famosi né ricchi, ma abbiamo una straordinaria opportunità: incontrare i nostri lettori, nelle scuole, in libreria, in biblioteca, nei festival. È un’esperienza di ricchezza cui solo uno stolto rinuncerebbe. E non ho intenzione di farlo.