La Lega Consumatori si prepara a fronteggiare la situazione di disagi che si profila in estate per effetto della decisione di Poste Italiane di ridurre l’operatività in Basilicata di 32 uffici postali “per chiusura totale” o “per chiusura pomeridiana”, per un totale di 2.360 ore di riduzione complessiva del servizio. Lo annuncia l’avv. Luisa Rubino responsabile dello sportello del capoluogo della Lega Consumatori sottolineando che in provincia di Potenza le riduzioni, secondo quanto ha denunciato la Cgil oggi, riguarderanno soprattutto Avigliano, Senise, Rionero in Vulture, mentre come segnalano gli utenti la limitata operatività degli uffici è da tempo in atto in numerosi comuni e contrade. Siamo di fronte alle prime conseguenze del piano di Poste Italiane che si appresta a chiudere in tutt’Italia 455 sportelli, e “razionalizzarne” altri 609. E’ stato l’amministratore delegato, Francesco Caio, in audizione alla commissione Lavori pubblici del Senato, di recente, a presentare il programma di riordino delle sedi previsto dal nuovo piano industriale. Un programma – evidenzia l’avv. Rubino – che va verificato nella nostra realtà territoriale secondo l’impegno assunto da Poste Italiane che il 92,49% della popolazione dovrebbe avere uno sportello entro 3 chilometri; il 97,79% entro 5 chilometri; il 98,65% entro 6 chilometri. Non ci convince la tesi della società per la quale il 90% dei Comuni coinvolti nel piano di chiusura ha già oggi il “postino telematico”, che permette di svolgere a domicilio alcune funzioni dello sportello, e solo l’8% dei pagamenti delle pensioni viene effettuato, in quelle zone, negli uffici postali. L’affermazione da noi ha bisogno di verifiche sul campo. La nostra regione ha già subito un drastico ridimensionamento dei servizi postali con pesanti disagi per le fasce più deboli, innanzitutto anziani-pensionati, e che risiedono nelle aree rurali e pertanto non è in grado di sopportare ulteriori riduzioni. La responsabile dello sportello del capoluogo della Lega Consumatori inoltre evidenzia che secondo i dati ufficiali il fatturato di Poste Italiane è in crescita verso i 30 miliardi di euro con un’ inversione di tendenza per i margini che, dopo la flessione iniziata nel 2010, tornano a crescere nell’arco di Piano. Pertanto ogni operazione che punta a ridurre i costi a carico della società non trova alcuna giustificazione. Ci aspettiamo adesso – conclude l’avv. Rubino – che i Comuni e la Regione, oltre ai sindacati in difesa dei lavoratori postali, si oppongano come noi al nuovo disegno di smantellamento di servizi essenziali ai cittadini.