Le previsioni di Assoenologi sulla vendemmia 2015, sintetizzabili in “grande qualità” ed incremento della produzione tra il 5 e il 10 per cento non consentono comunque di innescare alcuna euforia ed entusiasmi di fronte a dati comunque ancora prematuri, visto che la vendemmia è ancora in corso e considerato che un aumento della quantità significa soltanto un aumento del lavoro per i produttori, cui però non corrisponde un incremento della redditività dei vini locali. Lo afferma la Cia della Basilicata per la quale il problema prioritario da affrontare è quello del sistema di quotazione dell’uva e dei vini: le quotazioni dell’uva sono ferme da anni tra i 30-40 euro al quintale con un incasso per i viticoltori tra i 4-5mila euro ad ettaro, a fronte di spese che negli ultimi anni toccano i 6-7 mila euro ad ettaro. E’ una situazione – evidenzia Luciano Sileo della Cia lucana– che è diventata insostenibile e richiede misure ed azioni di riduzione delle spese, oltre che per consentire ai produttori del Vulture di continuare nello sforzo di ammodernamento dei vigneti e della produzione per tenere sempre alta la qualità dell’aglianico, il “migliore ambasciatore” a tavola delle produzioni lucane d’eccellenza. Per il dirigente della Cia lucana ci sono tre opportunità da cogliere: la nuova Pac 2014-2020, l’Ocm vino, le misure europee per agro-ambiente e agro-alimentare. Sulla nuova Pac sono riposte le aspettative dei vitivinicoltori specie per la possibilità di poter godere, finalmente, degli aiuti a superficie e con l’Ocm vino di ottenere sostegni a riconversione di vigneti e per la “vendemmia verde”. Per la Cia Basilicata altre condizioni sono il completamento del Pif territoriale vino, la definizione del Piano vitivinicolo regionale e la costituzione del Comitato di prodotto. Intanto bisogna superare il grande limite rappresentato dalla distribuzione del vino lucano di qualità che è legata al consumo fuori casa. Inoltre, le vendite sono indirizzate al mercato regionale per il 33%, a quello nazionale per il 38% e al mercato estero per il 29%. Le bottiglie di vino regionale sono complessivamente poco meno di 7 milioni l’anno divise in 378 etichette di cui 158 doc, 180 igt, 26 spumanti e 14 vini da tavola. Da sempre la Cia, che è massimamente attenta alla ricerca in tutti i campi e che fa dell’innovazione nella tradizione uno dei suoi punti di forza – evidenzia Sileo – si batte per il riconoscimento del valore delle produzioni agricole che nascono dalla biodiversità, che sono espressione della sapienza agricola. Negli ultimi anni si è fatta avanti la tendenza di considerare il vino non come un prodotto agricolo, bensì come un bene di lusso. Non è così: il vino è la massima espressione della sapienza agricola, il vino italiano costituisce un marcatore dei territori ma contemporaneamente è valorizzato dai territori. Ben venga dunque una ricerca economica che si applica a spiegare il valore del vino e che aiuta i produttori a meglio stare nel mercato globale con le loro specificità. L’andamento della produzione di vino in Italia nel 2015 sta registrando un leggero incremento rispetto ai dati diffusi dall’Istat per il 2014. Secondo l’Ufficio Studi e Analisi della Cia, l’aumento della produzione di vino a livello nazionale non dovrebbe andare oltre un +2-4% rispetto all’anno scorso, attestandosi attorno ai 43-45 milioni di ettolitri. La tendenza certa è che il Sud del vino traina la ripresa produttiva dell’Italia, sancita dal risultato atteso per questa vendemmia.