L’associazione potentina Le Ali di Frida è promotrice di un evento estremamente interessante ed originale, la presentazione del monologo “Ritmi di festa” tratto dal libro omonimo di Paolo Apolito (pubblicato dal Mulino nel 2014) docente di Antropologia Culturale all’Università RomaTre. E’ proprio lui l’antropologo a domicilio, colui che porta lì dove invitato, lo “spettacolo” della durata di poco più di un’ora con il quale, uscendo fuori dalle aule accademiche o dai circuiti deputati, va incontro ed incontra curiosi, studenti, professionisti, giovani, anziani,…chi i libri li legge o li legge poco o non li legge affatto, proponendo in versione “semplificata” o meglio più accessibile, i contenuti del suo ultimo interessante saggio. “Ciascuno di noi ha un ritmo, […] tutto quello che facciamo ha un ritmo; ma noi siamo affascinati dai ritmi degli altri, come gli altri sono affascinati dai nostri; e quando siamo insieme ci attiriamo, i nostri ritmi cercano di entrare in sintonia in un tempo condiviso”. La straordinaria performance inizia con il racconto di un evento eccezionale accaduto il 24 dicembre 1914 sul fronte occidentale quando decine di migliaia di soldati nemici deposero spontaneamente le armi e celebrarono insieme il Natale. “Un evento che colse del tutto impreparati gli alti comandi degli eserciti contrapposti. Come fu possibile, il giorno dopo, tornare a uccidersi? La festa non è forse prerogativa di una comunità, dunque impossibile tra nemici? Altri festeggiamenti inauditi, perfino nei lager e nei gulag, ci spingono a rileggere le stesse feste “normali”, per scoprire come un certo modo ritmico di stare insieme sia ben più che l’espressione di una futile nostalgia folkloristica: ha radici evolutive, attestate nella vita sociale dei primati nostri precursori, e corrisponde in termini sociali a quelle intense relazioni a due – tra madre e figlio, tra amanti, tra amici – che sono cardine di ogni esperienza vitale.” La relazione che nasce è interamente basata sul ritmo, su questo elemento fondamentale presente nell’uomo perché “negli esseri umani la musicalità è una dote innata. Noi attraversiamo il tempo della nostra vita camminando, correndo, saltando, strisciando, toccando, scavando, tagliando, cucendo, bussando, carezzando, scrivendo, leggendo, parlando: sono tutte azioni che hanno intrecci ritmico-musicali. “ e, ancora, “noi siamo pieni di ritmo, abbiamo un corpo ritmico, qualunque cosa noi facciamo, la facciamo a ritmo, ma non sono i nostri ritmi ad interessarci, ma quelli degli altri e, agli altri, interessano i nostri e, quando siamo insieme, i nostri ritmi e quelli degli altri tendono ad intrecciarsi”. “L’essere emersi dalla lunga notte dell’evoluzione con forti caratteristiche di socialità ci mette nella condizione di essere eternamente sensibili alla fascinazione degli altri. Noi incorporiamo inconsapevolmente gli altri, inevitabilmente. Li indossiamo sulla superficie del nostro corpo e li simuliamo dentro di noi, in un va e vieni di movimenti neuronali, impulsi mimetici, rispecchiamenti involontari. Cui aggiungiamo azioni, intenzioni, idee, calcoli. Noi stessi agiamo sugli altri, li influenziamo, almeno quanto ne siamo agiti; i confini tra il nostro corpo e quelli degli altri sono indistinti nella vita reale.” Una originale proposta teatrale che non mancherà di affascinare e coinvolgere il pubblico presente. Lo spettacolo si terrà all’interno dello Spazio Teatrale Le Giuggiole presso il Multicinema Ranieri a Tito Scalo il prossimo mercoledì 2 dicembre alle ore 18.00.