Poco meno di due imprese artigiane lucane al giorno negli ultimi dodici mesi hanno cessato l’attività. Complessivamente, al 31 dicembre 2015, l’artigianato in Basilicata ha perso 697 laboratori-ditte-piccole imprese (440 in provincia di Potenza e 257 in quella di Matera) con un saldo negativo del 2,4% “mitigato” dalle 427 nuove iscrizioni agli albi delle Camere di Commercio di Potenza (265) e di Matera (162). Il dato emerge dal report sulla nati-mortalità delle attività economiche, elaborato dal Centro Studi di Confartigianato Imprese. Il tasso di crescita delle imprese artigiane lucane è il secondo peggiore registrato nel 2015 subito dopo l’Abruzzo ( meno 2,7%). «I dati elaborati dal nostro Centro Studi confermano, con l’impietoso supporto dei numeri, una situazione che la nostra Associazione denuncia da tempo – dice il presidente di Confartigianato Basilicata, Antonio Miele – Le aziende artigiane e le piccole e medie imprese, che in una prima fase sono riuscite a reggere meglio di altre l’impatto con la crisi, scontano, oggi, in maniera drammatica l’onda lunga dell’avversa situazione economica. È un dato che ci preoccupa ancor più se si pensa che la maggioranza delle chiusure si sono verificate nei settori edile e manifatturiero, fondamentali per l’economia regionale. È innegabile che, in carenza di misure urgenti ed efficaci, i numeri potrebbero addirittura peggiorare». L’ appello a fare qualcosa per bloccare questa emorragia di attività produttive che, chiudendo, impoveriscono il tessuto del territorio, contribuendo a spingere in giù nelle classifiche di ricchezza tutta la regione parte da due strumenti: la nuova legge regionale quadro sull’artigianato la cui piena attuazione va accelerata; i programmi di spesa dei fondi europei. Poi occorre abbattere la pressione fiscale in maniera decisa tanto per le imprese quanto per le famiglie ed è indispensabile velocizzare i tempi di pagamento e i relativi contenziosi, consentendo, altresì, un più semplice e rapido accesso al credito. D’altro canto – prosegue il presidente – non è solo la crisi a fiaccare l’intraprendenza: la burocrazia svolge un ruolo di assoluto rilievo nello scoraggiare l’apertura di nuove attività. Alleggerire la selva di adempimenti e autorizzazioni che soffoca le imprese, soprattutto quelle appena nate, è una vera priorità – continua – se vogliamo davvero invertire la rotta. Ma la volontà degli artigiani di fare impresa – sostiene Miele – non si è spenta come dimostrano i quasi 500 nuovi “coraggiosi” che lo scorso anno hanno avviato un’attività. Ci vuole un carburante efficace per alimentarla. Noi abbiamo fatto e continuiamo a fare tutto il possibile. Potremmo fare molto di più se sulla nostra strada non trovassimo continui ostacoli: basti pensare alle recenti misure sui crediti Iva, split payment e reverse charge, che, per contrastare l’evasione, colpiscono le imprese oneste”.