ROMA – Sprechi nel pubblico, piccolo uguale virtuoso? Non sempre, anzi. E la Basilicata conquista la sua ennesima maglia nera accanto a Umbria e Molise. I 74,3 miliardi di sprechi rappresentano il 42% della spesa complessiva. Ma – spiega la Confcommercio – la percentuale sale al 67% nelle regioni a statuto speciale, quasi al 65% al Sud e al 48,7% nelle regioni piccole (Umbria, Molise e Basilicata). La Lombardia è invece la regione più virtuosa sia per costi che per qualità e quantità dei servizi offerti, seguita dalle Regioni del Nord Est. In coda il Sud, con la Sicilia all’ultimo posto. Più in dettaglio, la spesa pubblica locale pro capite in Italia mediamente è di 2.937 euro, con il picco di due regioni a statuto speciale: Valle d’Aosta (7.159 euro per abitante) e Trentino Alto Adige (6.470 euro per abitante). In Puglia (2.512 euro procapite) e Lombardia (2.587 euro) invece i valori più bassi. A parità di costi, qualità e quantità dei servizi della Lombardia, si potrebbero risparmiare, calcola l’Ufficio studi dell’organizzazione dei commercianti, 350 euro per abitante come media nazionale, in particolare 1.267 euro procapite nelle regioni a statuto speciale e 582 euro procapite in quelle piccole a statuto ordinario.
PIU’ SERVIZI PUBBLICI… Anche gli aggregati delle regioni piccole formato da Umbria, Molise e Basilicata e quello delle regioni a statuto speciale, si differenziano rispetto alla media nazionale nelle diverse funzioni di spesa. Le prime, mostrano incrementi più consistenti della media nazionale nei servizi pubblici generali (+4,0%) e nella voce di spesa abitazioni e assetto del territorio (+2,9%), così come la flessione per la spesa in affari economici (-2,0) è più intensa della media nazionale, men- tre evidenziano una netta inversione di segno nella spesa sanitaria (+1,3%) e nella protezione sociale (+1,1%) rispetto al dato medio italiano.
… MA IL PICCOLO È SPRECONE Guardando la prima colonna della tabella 12 relativa al totale della spesa, è possibile individuare alcune tendenze che vengono esplicitate nelle ultime righe della tabella, dove è riportata la spesa pro capite per consumi finali delle Amministrazioni locali per alcuni aggregati di regioni (Mezzogiorno, Centro-nord, regioni piccole a statuto ordinario e regioni a statuto speciale). Se la spesa attribuibile ai cittadini del Mezzogiorno e del Centro-nord è sostanzialmente in linea con il dato nazionale, è interessante notare come le regioni piccole a statuto ordinario (quelle con meno di un milione di residenti, Umbria, Molise e Basilicata) ed in particolar modo quelle a statuto speciale, presentino valori pro capite superiori alla media, rispettivamente di circa l’8% e di oltre il 31%.
In particolare, la Basilicata coi suoi 3.285 euro procapite supera sia la media del Sud e del Centro-nord che quella nazionale (di poco superiore a 2.900, in tutti e tre i casi). Più della metà (1.847 euro) se ne va in sanità. I dati sono relativi al 2013.
PERCHE’ NON ACCORPARE? Lo stesso ragionamento vale per le regioni piccole a statuto ordinario (Umbria, Molise e Basilicata). In queste tre regioni si genera il 3,7% dell’eccesso di spesa, a fronte di una popola- zione residente pari al 3% del totale. L’accentuazione è significativa (il rapporto tra le percentuali è pari a 1,23) mentre l’ammontare è (apparentemente) esiguo perché ovviamente dipende dalla dimensione della popolazione. Allo stesso tempo, l’eccesso di spreco è relativamente esiguo nelle regioni grandi (le cinque con popolazione attorno o superiore ai cinque milioni di abitanti: Lombardia, Campania, Lazio, Sicilia e Veneto). «Sembrano essere presenti, dunque, economie di scala nella produzione di servizi pubblici locali», nota Confcommercio. Che lancia la proposta-provocazione: «Sotto il profilo puramente economico non si vede perché non si debba procedere a un accorpamento delle regioni più piccole».
Fonte: Il Quotidiano del Sud