PIU’ SERVIZI PUBBLICI… Anche gli aggregati delle regioni piccole formato da Umbria, Molise e Basilicata e quello delle regioni a statuto speciale, si differenziano rispetto alla media nazionale nelle diverse funzioni di spesa. Le prime, mostrano incrementi più consistenti della media nazionale nei servizi pubblici generali (+4,0%) e nella voce di spesa abitazioni e assetto del territorio (+2,9%), così come la flessione per la spesa in affari economici (-2,0) è più intensa della media nazionale, men- tre evidenziano una netta inversione di segno nella spesa sanitaria (+1,3%) e nella protezione sociale (+1,1%) rispetto al dato medio italiano.
… MA IL PICCOLO È SPRECONE Guardando la prima colonna della tabella 12 relativa al totale della spesa, è possibile individuare alcune tendenze che vengono esplicitate nelle ultime righe della tabella, dove è riportata la spesa pro capite per consumi finali delle Amministrazioni locali per alcuni aggregati di regioni (Mezzogiorno, Centro-nord, regioni piccole a statuto ordinario e regioni a statuto speciale). Se la spesa attribuibile ai cittadini del Mezzogiorno e del Centro-nord è sostanzialmente in linea con il dato nazionale, è interessante notare come le regioni piccole a statuto ordinario (quelle con meno di un milione di residenti, Umbria, Molise e Basilicata) ed in particolar modo quelle a statuto speciale, presentino valori pro capite superiori alla media, rispettivamente di circa l’8% e di oltre il 31%.
In particolare, la Basilicata coi suoi 3.285 euro procapite supera sia la media del Sud e del Centro-nord che quella nazionale (di poco superiore a 2.900, in tutti e tre i casi). Più della metà (1.847 euro) se ne va in sanità. I dati sono relativi al 2013.
PERCHE’ NON ACCORPARE? Lo stesso ragionamento vale per le regioni piccole a statuto ordinario (Umbria, Molise e Basilicata). In queste tre regioni si genera il 3,7% dell’eccesso di spesa, a fronte di una popola- zione residente pari al 3% del totale. L’accentuazione è significativa (il rapporto tra le percentuali è pari a 1,23) mentre l’ammontare è (apparentemente) esiguo perché ovviamente dipende dalla dimensione della popolazione. Allo stesso tempo, l’eccesso di spreco è relativamente esiguo nelle regioni grandi (le cinque con popolazione attorno o superiore ai cinque milioni di abitanti: Lombardia, Campania, Lazio, Sicilia e Veneto). «Sembrano essere presenti, dunque, economie di scala nella produzione di servizi pubblici locali», nota Confcommercio. Che lancia la proposta-provocazione: «Sotto il profilo puramente economico non si vede perché non si debba procedere a un accorpamento delle regioni più piccole».
Fonte: Il Quotidiano del Sud