Domenica 18/12 riapre il Museo Parrocchiale dell’arte sacra, civiltà contadina e memoria storica ruvese

 

Dopo anni di inazione ed oblio, finalmente, dal 18 dicembre 2016, alle ore 15:30, sarà nuovamente possibile usufruire del museo parrocchiale, custodito negli anni da don Gerardo Gugliotta nei locali donati dal compianto don Antonio Patrissi, sacerdote emigrato negli U.S.A negli anni ’60 del secolo scorso. Don Gerardo Gugliotta, con pazienza certosina, è riuscito a cogliere la munificenza dei cittadini ruvesi, raccogliendo nel tempo reperti sacri e profani quali testimonianze del nostro passato. Questo enorme patrimonio, cresciuto a dismisura nella sua eterogeneità, necessitava, barbiere-webperò, di ordine ed organicità per essere mostrato al pubblico. Cosa che ha fatto magistralmente Domenico Grieco, fondatore del gruppo “Volontari per la cultura”, rientrato definitivamente al paese natio, dopo aver lavorato per tutta la vita in Italia, Svizzera e Germania svolgendo l’attività di restauratore di hotels famosi, e palazzi storici sotto il vincolo delle Sovrintendenze ai Beni Culturali. Il maestro Grieco, avvalendosi della sinergia di volontari qualificati del gruppo da lui fondato (Nicola e Piero Mira, Maria e Gianna Santoro ed il sottoscritto), è riuscito a riallestire il museo, di oltre 200 mq, al piano superiore, distribuendolo, in modo razionale, in otto stanze separate, adattate all’uopo. Tra i reperti più importanti possiamo annoverare: paramenti sacri di varia fattura, statue di santi e madonne (recuperati dal convento e dalla chiesa dell’Immacolata, devastati dal terremoto del novembre 1980), fino alle attrezzature agricole manuali dei contadini, strumenti del barbiere, attrezzi dell’elettricista, del falegname, del cestaio etc. Per quanto concerne gli oggetti/reperti meno ingombranti, molto numerosi, corre l’obbligo di ringraziare l’avv. ssa Maria Bamundo, coordinatrice del progetto “Con il Sud- Percorsi generazionali” e la rag. Anna Della Ratta che, raccogliendo l’appello dei soggetti coinvolti nel restauro funzionale del Museo Parrocchiale, hanno offerto con piacere e celerità le vetrinette necessarie alla loro custodia, rinunciando ad un loro mini-progetto museale. A vigilare sul museo, si fa per dire, non poteva certo mancare il classico scheletro in posizione fetale, racchiuso in una teca di vetro, rinvenimento degli museo-parrocchia-1importanti scavi archeologici degli anni ’70 del secondo millennio, che, essendo il componente più anziano, per diritto anagrafico non poteva sottrarsi al diritto-dovere di svolgere la funzione di sovrintendente dormiente della struttura museale. A piano terra, invece, tra l’altro, spicca un’abitazione monolocale multifunzione che, grazie al restauro e riallestimento operati dal maestro Grieco, non ha nulla da invidiare a quella resa famosa da Carlo Levi nel suo “Cristo si è fermato a Eboli”. E tra le novità introdotte dall’animatore del restauro, un suo vecchio progetto: il presepe storico-geografico, un’opera che da qualche settimana sta impegnando il giovane pittore Nicola Mira in un lavoro artistico, di alta valenza culturale, che proietta il suo focus tematico su quanto sta avvenendo nel mondo di oggi, martoriato da guerre, attentati terroristici, carestie, cambiamenti climatici, terremoti ripetuti, dove, purtroppo, il valore sacro della vita sembra non interessare più nessuno. Per non trascurare nessuno, non mancherà l’angolo poetico-letterario e della arti figurative, dedicato a chi in ogni modo ha dato lustro e notorietà al piccolo, antico ma grazioso paese di Ruvo del Monte. “Museo parrocchiale dell’arte sacra, della civiltà contadina e della memoria storica ruvese” recita la targa d’ingresso. Già, la memoria storica. Infatti, la funzione del museo è proprio quella di farci riscoprire il nostro senso di appartenenza ad una comunità, le nostre radici, la nostra identità in questo mondo omologato che ha smarrito i valori veri della nostra antica civiltà, delle nostre tradizioni, delle nostre usanze e modi di vivere. Visitare il museo parrocchiale sarà come salire a bordo di una macchina del tempo le cui leve sono rappresentate dai numerosi reperti, testimoni silenti di un passato, che nel loro nucleo centrale conservano le tracce di un vissuto a volte gioioso, a volte travagliato, altre volte tragico del soggetto a cui è appartenuto. Dulcis in fundo, con inizio alle ore 18:00, la cerimonia di apertura culminerà, eccezionalmente, con un gran concerto di musica classica i cui protagonisti saranno il giovane M° Rino Faggella alla chitarra e il giovanissimo Antonio Gaeta al pianoforte. Saranno eseguiti, tra l’altro, brani di Sylvius Leopold Weiss, Fernando Sor, Luigi Rinaldo Legnani, Heitor Villa Lobos et alii. E tra questi altri c’è proprio lo stesso maestro Faggella che, oltre ad una trascrizione dell’Ave Maria di Franz Schubert, eseguirà una sua composizione inedita intitolata “Le prigioni dell’anima”. Buon divertimento!                                                                                          

Prof. Domenico Calderone

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