A Potenza e in provincia l’impresa resta “giovane” soprattutto grazie alle donne: è il commento di Incoronata Lucia, Terziario Donna-Confcommercio ai dati diffusi dalla Camera di Commercio di Milano sulle imprese giovanili iscritte alle Cciaa italiane e rielaborati su scala provinciale. Alla fine del 2016 – riferisce Confcommercio Potenza – le imprese under 35 della provincia di Potenza sono 3.772 contro le 3.642 della fine 2015 con un incremento del 3,6%. E’ andata meglio a Matera (2.217 contro 2.077 del 2015) dove l’incremento è quasi doppio (più 6,7%). Tra i settori di attività dei giovani crescono servizi alle imprese, commercio e servizi, ristorazione, mentre si conferma la scelta di imprese individuali rispetto alle società di persone o di capitale. La parola d’ordine – aggiunge la dirigente di Confcommercio – è innovare: in cinque anni le imprese femminili legate al mondo digitale sono aumentate del 9,5% contro il +3% del totale. Buoni incrementi si registrano anche nel mondo delle startup innovative i progressi sono evidenti. Nel complesso, l’universo dell’impresa femminile riflette lo stesso processo di terziarizzazione in atto in tutto il sistema produttivo nazionale; da noi spiccano i valori della creatività e dell’impegno delle titolari di ditte individuali. L’esempio forse più significativo viene da Avigliano con il progetto di primo Centro Commerciale Naturale del territorio aviglianese attraverso una card di fidelizzazione e raccolta sconti. E’ la nuova iniziativa che – spiega Incoronata Lucia (Confcommercio) a nome dei colleghi – i commercianti di Avigliano, con in testa le donne, hanno promosso cogliendo l’opportunità offerta da “evolving”, sistema già diffuso in molte aree commerciali d’Italia per acquistare, risparmiare e accumulare punti. Infatti questa card permette di accumulare sconti anche acquistando sul web dai grandi brand, ma gli e-coin (punti-soldi) accumulati saranno utilizzabili esclusivamente presso i negozi tradizionali convenzionati. Per Confcommercio Potenza, rispetto al passato c’è un cambio culturale importante da parte delle donne che sono più propense a dedicarsi al business. La spinta deriva inoltre dal fatto che con la crisi molte donne, che magari avevano un lavoro precario, lo hanno perso. Di qui la necessità di reinventarsi attraverso l’autoimpiego in attività che spaziano dal commercio ai servizi alle persone e alle imprese o legate alla sostenibilità, a Internet, ad attività fortemente innovative. Uno scenario positivo, dunque, anche se le aziende rosa restano ancora una minoranza e devono fronteggiare diversi ostacoli, in primis l’accesso al credito. Spesso infatti le donne non hanno un passato d’azienda ed è difficilissimo ottenere dei finanziamenti, come rilevano anche i dati dell’Osservatorio nazionale sul credito per le Pmi, secondo cui le porte dell’accesso al credito faticano ancora a spalancarsi per le donne imprenditrici. Più sostegno all’imprenditoria femminile, anche in fase in start up, un accesso al credito più adeguato alle specificità dell’impresa in rosa: sono alcune delle richieste prioritarie di Terziario Donna – evidenzia ancora Incoronata – richieste che partono forti anche dei dati dell’Osservatorio Censis sull’imprenditoria femminile, che resiste alla crisi meglio di quella maschile, trend particolarmente consistente nel settore del commercio.