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L’aggancio sul web: «Sei un parente, hai diritto all’eredità». Ma è un inganno e un 40enne lucano scopre e denuncia la truffa

La mannaia delle truffe internazionali continua a mietere vittime. Questa volta è toccato ad un cittadino della Basilicata meridionale. Complice Twitter. Il tempo di concludere la registrazione e l’account della giovane preda viene inserito nei circuiti occulti delle truffe che passano per il web. Partono a raffica i primi messaggi diretti alla posta istantanea in cui si parla di una cospicua eredità custodita in una banca degli States. «Il proprietario dei fondi è un cittadino del tuo Paese che ha avuto un deposito nella mia banca nel 2010 per 36 mesi di calendario, valutati in 18.400.000 dollari. A parlare è Clary Walsh. La banca è la Standard Chartered e attualmente – dice la truffatrice – sono la responsabile dello sviluppo dei sistemi di gruppo. La data di scadenza del contratto di deposito era il 16 gennaio 2013. Purtroppo il ricco ereditiere era tra le vittime morte nella saga di Gheddafi in Libia, che ha ucciso diverse centinaia di persone. Ero in Libia per un viaggio d’affari e così sono venuta a conoscenza della sua fine. Quando ho visto il tuo nome – prosegue la truffatrice – sono stata felice e ora sto cercando la tua collaborazione per presentarti come Next of Kin Heir al conto, visto che hai il suo stesso cognome e le mie banche centrali hanno già contezza della tua persona. Non vi è alcun rischio; l’operazione sarà eseguita con un legittimo accordo che ti proteggerà da qualsiasi violazione del diritto. Capisco che non conosci questo uomo – incalza la truffatrice nella successiva conversazione – perché è probabilmente un parente lontano o non in relazione con te, ma la cosa importante è il fatto che tu abbia lo stesso cognome di lui e, come ho già detto, abbiamo l’opportunità di lavorare insieme e rivendicare questi fondi. Ti dirò, anche qui, che questo tipo di transazione normalmente costa un po’ di soldi per eseguire, ma è nulla in confronto a quello che potrai trarne come beneficio. Penso che sia un’opportunità della vita per rendere meglio il tuo futuro. Non sarai mai pentito di incontrarmi. Vi introdurremo ad un buon avvocato qui a Londra che avrai contattato e chiederai che i suoi servizi legali ti rappresenteranno per la richiesta». I toni iniziano a cambiare e le mail o i semplici tentativi di contatto si fanno sempre più pressanti quando le richieste inducono il quarantenne a rilasciare informazioni sempre più personali. «Le informazioni di cui ho bisogno per iniziare il processo sono le seguenti: nome, cognome, data di nascita, occupazione, indirizzo di residenza, copia scansionata di una valida carta d’identità, numero di telefono e la tua nazionalità». A quel punto, l’utente «certifica» la truffa e inizia a fingersi interessato alla transazione. «Oltre ai documenti – scrive il quarantenne – devo inviarvi un contributo economico per la transazione? Ve lo chiedo perché da noi in Italia funziona così quando si fa uso di un servizio a distanza». È così che la truffatrice arriva velocemente «al sodo». «Non capisco davvero il contenuto del tuo messaggio, ma ti suggerisco di inviarmi le tue informazioni, un’istantanea o una copia scansionata della tua carta di credito valida, in modo da poter procedere con il mio lavoro interno». Alla richiesta di scansionare la carta di credito, il ragazzo smaschera il tentativo di truffa e forte degli allegati che documentano la provenienza del mandante, si reca alla Polizia Postale per sporgere denuncia.

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno

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