Potenza, oltre 200 migranti al lavoro per ripulire la città. E lo fanno gratis

Silenziosi e sorridenti. Hanno affrontato così l’avvio del progetto promosso da Acta, Comune di Potenza, Prefettura e Anci i primi dei 240 migranti impegnati nella pulizia delle strade cittadine e ospiti dei centri di accoglienza del capoluogo di regione. “Siamo felici – dice uno di loro – meglio di stare senza fare niente”. Vengono dal Senegal, dal Mali e dal Cameroon alcuni degli undici componenti della prima squadra che ha ripulito da erbacce i marciapiedi di via Cavour. Tute, guanti, rastrelli, cestini per raccogliere i rifiuti. Hanno tutto l’occorrente. Qualche passante si ferma a guardare. C’è chi saluta e chiede loro come stanno e chi, invece, passa dritto abbassando lo sguardo. Oggi nuove squadre si occuperanno di Rione Mancusi, Rione Risorgimento e Rione Cocuzzo e via via così in tutta la città. Ogni richiedente asilo che partecipa al progetto deve effettuare 96 ore trimestrali. Ciascuno è stato sottoposto a un corso di formazione nell’azienda municipalizzata che si occupa della manutenzione del verde urbano, Acta appunto, e un corso di sicurezza sul lavoro oltre ad essere stato sottoposto a visita medica. Il lavoro è svolto a titolo gratuito. La squadra è affiancata da un volontario dell’Acta impegnato nella fase di start-up della raccolta differenziata porta a porta o da un operatore dipendente e dal mediatore linguistico. Ibrahima lavora al centro di accoglienza Hotel Vittoria come mediatore linguistico della CCM (Communication Centre Multilingue) di Salerno. Dal Senegal è arrivato in Italia 28 anni fa. La sua famiglia, la moglie e quattro figli, vive ancora lì. È a Potenza da circa un anno e mezzo: “Io sono immigrato come loro e posso capire – dice – sono molto d’accordo con questo progetto perché è giusto che facciano qualcosa per la città che li ospita. Quando sono arrivato io, negli anni ’90, era diverso. Non c’era nessuno che ti dava una casa e da mangiare. È giusto quindi che impegnino le loro giornate per fare qualcosa per gli altri, anche se non è il lavoro che svolgevano nel loro paese”. Nel gruppo dei migranti che hanno dato il via al progetto, per esempio, ci sono diversi studenti. Per Ibrahima il progetto andrebbe esteso anche ad altre attività riguardanti il decoro urbano: “Potremmo occuparci dei parchi, dei giardini, ridipingere i muri imbrattati del centro storico”. (Fonte: La Repubblica – Napoli)

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