“E’ necessario invertire le politiche nazionali per ricostruire, sperando di essere ancora in tempo, il tessuto del sistema universitario nazionale, oggi pericolosamente lacerato, riconoscendo il ruolo di tutti gli atenei, e il prezioso contributo che questi possono dare nel loro complesso al Paese”. E’ questo uno dei passaggi principali della relazione della Rettrice dell’Università della Basilicata, Aurelia Sole, illustrata ieri a Potenza nel corso della cerimonia di inaugurazione del XXXV anno accademico.
La Rettrice ha poi ricordato che in questa direzione va “l’azione specifica per il Mezzogiorno, in cui si destina una quota pari a 110 milioni di euro del Fondo sociale europeo, nell’ambito del Pon ‘Ricerca e Innovazione’, per favorire il reclutamento di ricercatrici e ricercatori e, al tempo stesso, per rafforzare le strutture amministrative, come annunciato dal Ministro per la Coesione e dalla Ministra Fedeli che sento il dovere di ringraziare, così come il sottosegretario De Filippo, con cui c’è stata una continua interlocuzione, con la quale si è provato in quest’anno a correggere anche il metodo di distribuzione del Ffo (il Fondo di finanziamento ordinario delle università), e penso ai correttivi introdotti dal decreto per il Sud e alla legge di bilancio 2018 che prevede l’assunzione di 1.600 nuovi ricercatori e un incremento del fondo all’Università, provvedimenti specifici, che dovrebbero avere effetti benefici già da questo anno”.
In questi ultimi anni, inoltre “abbiamo assistito a una profezia che si è auto-avverata, a una profezia che grazie alla costruzione di un metodo di distribuzione del Ffo, nato nel suo impianto nel 2009, ha di fatto creato atenei di serie A e atenei di serie B. Un metodo che non ha guardato al sistema universitario nazionale nel suo insieme, cercando di garantire uguali opportunità agli studenti, uguali opportunità ai ricercatori e dunque uguali opportunità ai territori. Fornisco un unico dato: a partire dal 2009 Il nostro Fondo di finanziamento ordinario è diminuito di circa 5 milioni di euro: un decremento percentuale del 15%, insostenibile per qualunque organizzazione complessa. La spesa del personale, dal 2009, si attesta su una cifra pressoché costante di circa 35 milioni di euro, che oggi non è più garantita dal Fondo ministeriale, ma sostenuta dalla tassazione. Un metodo che ha approfondito il divario tra gli atenei, invece di pensare a garantire un sistema universitario di qualità su tutto il territorio nazionale”. Sul versante della didattica, poi, la Rettrice ha ricordato che “i nostri iscritti aumentano costantemente da tre anni a questa parte del 3%, ogni anno, gli studenti provenienti da fuori sede si attestano intorno al 30%, grazie a una stretta collaborazione con l’Ardsu, sono garantiti il 100% dei servizi di diritto allo studio (borse e alloggi), siamo tra i primi atenei nelle classifiche, per indice di gradimento da parte degli studenti, e per rapporto docenti/studente”. Oggi l’Unibas offre quattordici corsi di laurea triennali, di cui uno internazionale, tre corsi di laurea magistrali a ciclo unico, tre corsi di laurea magistrali internazionali, e quattordici corsi di laurea magistrali di cui uno in cooperazione con le università del Salento, di Foggia e di Napoli Federico II: “E poi giusto ricordare – ha aggiunto la Rettrice dell’Ateneo lucano – ancora una volta il contributo della Regione Basilicata che, inizialmente pensato per sostenere il necessario sviluppo dell’Ateneo, è via via diventato, con l’evoluzione del quadro nazionale sopra accennato, un importante sostegno alla mera sopravvivenza”. In questi anni, infine “seguendo il piano strategico sulla ricerca del nostro ateneo, abbiamo lavorato molto per garantire la continuità dei dottorati di ricerca e il reclutamento di ricercatori di tipo a, sia per migliorare la qualità della nostra ricerca sia per contribuire attivamente alle politiche regionali di Innovazione”, e l’Unibas nell’ultimo triennio “ha partecipato a progetti competitivi sia come partner che come coordinatore per circa 63 milioni di euro, ricevendo per le proprie attività circa 10,5 milioni di euro”. Nella prolusione “La Big Science tra fisica e società” il docente di Fisica sperimentale Nicola Cavallo, prendendo spunto da due importanti risultati scientifici nel campo della fisica – la scoperta del Bosone di Higgs (2012), nel campo dell’infinitamente piccolo, e la rivelazione delle Onde Gravitazionali (2015), nel campo dell’infinitamente grande – ha illustrato il modo in cui gli esperimenti “di Big Science”, possono essere estremamente utili all’uomo ed alla società. E’ stato preso in esame il più grande laboratorio scientifico al mondo, dove migliaia di ricercatori hanno costruito apparati sperimentali, mastodontici e complessi, che hanno fornito notevoli ricadute sulla vita quotidiana attraverso le conoscenze scientifiche acquisite, le ricadute economiche, lo sviluppo industriale, la formazione dei giovani ma anche contribuendo a creare un modello sociale.
L’intervento del direttore del Centro di Geodesia Spaziale dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), Giuseppe Bianco, si è concentrato sul tema “Spazio: ricerca, economia, futuro”: la conquista dello spazio, dal 1957 in poi, ha permesso di estendere i confini della conoscenza umana fino ai limiti dell’universo e, allo stesso tempo, di sviluppare nuove tecnologie che contribuiscono a migliorare le condizioni di vita sulla Terra. La ricerca di base, come lo studio delle scienze naturali (fisica, chimica, biologia), ha ricadute di importanza fondamentale in campi quali l’informazione, l’energia e le biotecnologie. Un esempio del paradigma per progresso tecnologico (ricerca – tecnologia – applicazioni) è quello, tutto italiano, delle comunicazioni: da Guglielmo Marconi alla telecomunicazione quantistica “free space”, passando per il satellite Sirio e tornando alla fisica fondamentale con il “Wheeler delayed choice experiment”. La “space economy”, che totalizzava 326 miliardi di dollari nel 2016, nel futuro si articolerà tra trasporti, comunicazione, sviluppo di nuovi materiali, estrazione di materiali da corpi celesti, e tecnologie basate su big data.
Anche il presidente del Consiglio degli studenti, Sebastiano Greco, nel suo intervento, è tornato sul tema dei tagli agli Atenei: “Negli anni della crisi – ha detto Greco – mentre gran parte dei Paesi europei più virtuosi aumentava i finanziamenti in alta formazione e ricerca, da noi era già pronta la classica ricetta all’italiana: tagliata di fondi alle Università, da accompagnare preferibilmente con un buon calo delle iscrizioni. Da lì in poi un susseguirsi di riforme che ogni anno contribuiscono a rendere più difficile la vita agli Atenei di piccole dimensioni e situati nelle regioni più povere”.
I momenti musicali sono stati curati dal Coro Unibas, diretto da Paola Guarino, e del Conservatorio di Musica “Gesualdo da Venosa” di Potenza. Negli spazi del polo del Francioso, è stata inoltre allestita la mostra “Il mito scolpito. La mitologia classica nella scultura dell’800”, ideata e curata dai docenti dell’Ateneo lucano Dimitris Roubis e Mariadelaide Cuozzo.