Giuseppe Sansanelli, la morte resta ancora avvolta nel mistero. La madre: “Non crediamo al suicidio, chi sa parli”
Claudio Buono
Resta ancora avvolta nel mistero la morte di Giuseppe Sansanelli, il 26enne scomparso il 23 dicembre scorso da Sant’Arcangelo e ritrovato dopo 25 giorni, il 17 gennaio, in un pozzo sempre sul territorio santarcangiolese, nei pressi di località Fosso Farina. Sul corpo del ragazzo il 20 gennaio è stata effettuata l’autopsia, presso l’ospedale di Lagonegro ad opera dell’anatomopatologo Adamo Maiese. Ma il referto non è stato ancora depositato. Non si dà pace la famiglia di Giuseppe, con papà Vito Rodolfo e mamma Lucia che attendono dall’Emilia Romagna, dove risiedono, novità e una svolta dalle indagini che il pubblico ministero di Lagonegro, Rossella Colella, sta portando avanti. “Non crediamo affatto al suicidio, lo abbiamo sostenuto sin dal primo momento”, ha sottolineato la signora Lucia al Quotidiano. “L’unico appello è il seguente: chi sa qualcosa, parli. Ad oggi ancora non si trovano i vestiti, è qualcosa di incredibile. Le scarpe sono state ritrovate pulite dopo 33 giorni, lì dove era stato già controllato e dove non c’erano. Le scarpe da ginnastica erano così come le ho date a Giuseppe per indossarle la mattina della scomparsa: pulite. Nonostante la pioggia, possibile che non si siano macchiate nemmeno con un po’ di fango?”, si chiede la signora Lucia, che conclude: “Confidiamo nel lavoro della Magistratura, sperando di avere notizie al più presto, in attesa dei risultati dell’esame autoptico”. Qualche giorno prima della scomparsa Giuseppe si era licenziato da lavoro per alcuni disguidi avuti col suo ex datore di lavoro, e così andò, dalla provincia di Bologna, e con l’auto raggiunse la terra lucana. I genitori, allarmati il 21 dicembre, denunciarono la sua scomparsa. Di notte Giuseppe venne ritrovato in prossimità di una piazzola di sosta del raccordo autostradale Sicignano-Potenza, in direzione del capoluogo lucano, tra Buccino e Vietri di Potenza. Furono gli agenti della Polizia Stradale a mettere in salvo il giovane in sosta sul raccordo e in stato confusionale. I genitori lo raggiunsero, e quale occasione migliore per ritrovare la serenità e trascorrere le festività natalizie a Sant’Arcangelo, paese di origine, dai nonni e parenti. Giuseppe la mattina del 23 dicembre, dopo aver fatto colazione, è uscito di casa, dicendo ai genitori di recarsi in strada per un allenamento. Giuseppe, infatti, era abituato a fare una lunga corsa come allenamento. Ma di lui si persero le tracce. Immediatamente i genitori ne denunciarono la scomparsa. Le ricerche partirono immediatamente, ma di Giuseppe nessuna traccia. Nessun avvistamento, eccetto nella zona jonica, a Scanzano Jonico. Per giorni carabinieri, vigili del fuoco e volontari setacciarono il territorio, senza alcun riscontro. Anche un elicottero del “Nucleo Elicotteri” dei Vigili del Fuoco del Comando Provinciale di Bari supportò le ricerche. Fino a quando il 9 gennaio il cane Wendy ha iniziato le ricerche, partendo dalla casa di via Vittorio Emanuele. Il pastore tedesco dell’associazione “Servizi Ausiliari per la Sicurezza Stradale e Sociale” di Bitonto. Ha fiutato le tracce fino a poche centinaia di metri dove, otto giorni dopo –il 17 gennaio- il corpo di Giuseppe è stato notato e ritrovato in un pozzo dal proprietario di un fondo agricolo. Il corpo di Giuseppe è stato ritrovato totalmente nudo. La Procura di Lagonegro ha optato per un fascicolo d’indagine per istigazione al suicidio: diverse le persone ascoltate, ma al momento nessun indagato. Il 20 gennaio il dott. Maiese ha effettuato l’autopsia sul cadavere del ragazzo. Dai risultati di quest’ultima –che dovrebbero essere depositati entro fine marzo- dovrebbero arrivare indicazioni importanti. Sia per dare una svolta alle indagini e sia per capire quando Giuseppe è finito in quel pozzo. E se effettivamente ci sia finito da solo. Su quest’ultima ipotesi la famiglia nutre molti dubbi.