517 le vittime secondo i dati ufficiali, almeno 600 secondo altre fonti
Ricorre oggi il 74° anniversario della più grande tragedia ferroviaria d’Europa, quella del treno 8017 di Balvano, la ricorrenza che prende il nome dal numero del treno coinvolto, ma conosciuta anche con il nome di “disastro di Balvano”, dal luogo dell’accaduto. 517 le vittime secondo i dati ufficiali, almeno 600 secondo altre fonti, visto che molti corpi non sono stati mai riconosciuti. Nella notte tra il 2 e il 3 marzo del 1944 il treno merci entro nella “Galleria delle Armi”, situata tra le stazioni di Balvano-Ricigliano e Bella-Muro, sulla linea Battipaglia-Potenza. Il convoglio iniziò a slittare nella galleria, lunga 1692 metro. Non riuscì più a procedere, e le vittime furono centinaia, avvelenate dalle esalazioni delle due locomotive a vapore. La tragedia ferroviaria avvenne in un momento difficile della Seconda Guerra Mondiale, quando l’Italia era divisa in due, con gli Alleati a sud e a nord i tedeschi e la Repubblica di Salò. La popolazione era devastata e allo sbando. E molti abitanti della zona costiera campana non esitavano ad assaltare i pochi treni merci che portavano in Basilicata, per accaparrarsi qualcosa da mangiare e vivere, per sfamarsi, per operare il baratto. Era l’unico mezzo di sopravvivenza per non morire di fame. Una speranza spezzata con la morte avvenuta nelle due locomotive, all’una di notte circa. Il treno doveva arrivare poco dopo l’una a Bella-Muro. Gli sforzi delle locomotive per riprendere la marcia svilupparono grandi quantità di monossido di carbonio e acido carbonico, facendo presto perdere i sensi al personale di macchina. In poco tempo anche la maggioranza dei passeggeri, che in quel momento stavano dormendo, venne asfissiata dai gas tossici che, in assenza di vento, potevano uscire dalla strettissima galleria solo tramite il piccolo condotto di aerazione. Il cimitero di Balvano ospita la Cappella dei Napoletani, la piccola chiesetta che ospita le foto delle vittime e dove ogni anno tantissimi campani –parenti delle vittime- giungono per il ricordo e per un momento di preghiera. La cappella è stata costruita negli anni 70’ da Salvatore Avventurato, nei giorni liberi e recuperando materiale grazie a donazioni e gesti di solidarietà. La cappella è dedicata proprio alle vittime, mentre nella casa comunale da diversi anni esiste una targa commemorativa in ricordo delle vittime.
Claudio Buono
Donato Michele MAZZEO
TRENO Balvano ( 3.3.44, Treno n° 8017 , “Galleria delle Armi”) .
Proprio per collaborare, assieme ad altri Studiosi, Scrittori, Giornalisti (fra cui Rocco BRANCATI) a definire dopo tanti decenni la vera storia del più grande e quasi ignoto incidente ferroviario della Repubblica Italiana, ecco q.s. :
Fra i pochi Sopravvissuti (non se ne parla o scrive da nessuna parte o quasi) al momento sono noti ed individuati solamente due Commercianti di Barile (Potenza) e cioè ANGELONE Trento ( 1912) e DEL MORO Pasquale ( 1920) . Chissà che non sia una modalità, questa, per portare alla luce altri nominativi, per qualsiasi ragione, obliati ????
In attesa di ev. riscontri , saluti .
Prof. Donato M. Mazzeo, Giornalista ( E-mail : don.m.mazzeo47@gmail.com) .
Hswimmer
Egli si salvò, insieme al fuochista della locomotiva di testa, e riuscì, camminando lungo i binari, ad avvisare alle ore 5. 10 il capostazione di Balvano che nella galleria era presente un treno con numerosi cadaveri a bordo. Il capostazione di Balvano, alle 5. 25, fece sganciare la locomotiva del treno 8025, giunto in stazione e in attesa della via libera e dispose una ricognizione alla galleria indicata.
UGO GENTILE
Sono l’ex capostazione Ugo Gentile in servizio presso la stazione di Baragiano Ruoti la notte dal 2 al 3 marzo 1944 ed ebbi l’onere di essere soccorritore, l’unico vivente, sotto la galleria delle Armi dove perirono più di 626 persone a causa dell’esalazione di ossido di carbonio sprigionato dal fumo delle due locomotive che trainavano il treno. Purtroppo, con mio rincrescimento ho dovuto constatare che nelle varie pubblicazioni vi sono infarcite un sacco di inesattezze per cui è stata falsato la verità dei fatti. Con un mio manoscritto intitolato “…io c’ero” inviato allo scrittore Barneschi ho precisato la verità dei fatti accaduti ed invitato il medesimo scrittore ad avere un incontro per puntualizzare e stabilire la verità sull’accaduto.
Lo scrittore ha fatto orecchie da marcanti non tenendo conto che avrei voluto collaborare fattivamente per stabilire la verità.Comunque i ferrovieri in servizio quello notte osservarono alla lettera il contenuto del “Regolamento circolazione treni” vigente all’epoca. Ugo Gentile
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