È una scoperta che potrebbe rivoluzionare il sistema della cura dei tumori. Arriva dalla Basilicata ed è frutto di un lavoro portato avanti da un gruppo di ricerca dell’Università di Basilicata, confluito in una Srl (società a responsabilità limitata), il cui nome condensa la «mission» della società stessa: Tnc Killers, dall’acronimo «Triplo Negativo» al termine inglese che significa «assassini». L’obiettivo è proprio quello di uccidere le cellule responsabili dei tumori solidi, con particolare attenzione al carcinoma mammario «Triplo Negativo», il più aggressivo, quello che colpisce soprattutto le donne giovani. Start up reduce dal successo nella Start Cup Basilicata dello scorso anno – la business plan competition promossa dalla Regione con il supporto operativo di Sviluppo Basilicata, la collaborazione di T3 Innovation e la partnership della Banca Popolare di Bari – Tnc Killers è stata la prima start up a entrare nell’incubatore di impresa della Basilicata (si veda nella scheda in basso) e oggi è una società presieduta da Carmela Saturnino, docente al corso di Farmacia dell’ateneo lucano. Il team è composto da Giovanni Salzano, Luana
Il tumore «Triplo Negativo» è una malattia che colpisce principalmente le giovani donne con estrogeni attivi. Oggi, come dicevamo, non c’è alternativa all’asportazione del seno che soprattutto per una ragazza è un’operazione invalidante con ripercussioni psicologiche. La scoperta può costituire davvero un’arma in più nella lotta al cancro. Ma dopo i test di laboratorio condotti direttamente dalla Tnc Killers ora è necessario l’intervento di una casa farmaceutica per delle prove su ampia scala. «Sì – conferma Saturnino – chiediamo alle case farmaceutiche di completare lo studio per testare le molecole su più animali. Ci vogliono mediamente dieci anni per completare l’iter di un nuovo farmaco prima di farlo entrare in commercio». Un primo contatto è stato già attivato con una multinazionale e il team di Tnc Killers è in attesa di poter illustrare la scoperta attraverso grafici e relazioni.
Insomma, la ricerca «made in Basilicata», con tutti i limiti legati a finanziamenti sempre più risicati e a oggettive difficoltà di natura logistica, può davvero centrare un grande traguardo sul fronte scientifico. Ambizione che è alla base della volontà di tradurre in impresa la scoperta della molecola: «Il nostro spirito imprenditoriale – sottolinea Saturnino – è stato acceso dalla partecipazione alla Start Cup Basilicata. Ogni fase a cui eravamo ammessi ci dava una spinta in più. Abbiamo avuto anche l’opportunità di acquisire le competenze di base per lo sviluppo di un business plan e ci siamo resi conto che la nostra scoperta scientifica, per generare valore sociale, doveva essere più visibile e uscire dal laboratorio. Siamo così arrivati sul podio della competition e il premio vinto ci ha permesso di sostenere la spese per la farmacocinetica della molecola e per avviare l’iter di deposito brevettuale. E dal mese di marzo scorso siamo una Srl, spin-off dell’Università degli Studi della Basilicata. Proseguiremo – conclude Saturnino – con la nostra attività di ricerca e, nello stesso tempo, cercheremo di chiudere accordi con le case farmaceutiche, l’unico canale che può garantire l’applicazione della nostra scoperte sul mercato».
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno