«La dialisi è un servizio che, di fatto, salva la vita al paziente e, per questo motivo, la Regione Basilicata non può continuare a prevedere tetti di spesa per le prestazioni in regime di convenzione». È il parere di Vincenzo Basentini, titolare della SM2 che gestisce gli unici due centri dialisi lucani non pubblici, a Potenza e Policoro, che operano in regime di convenzione. «È assurdo – ha aggiunto Basentini – che si preveda un tetto di spesa per un servizio così importante e per il quale il paziente è libero di scegliere se fruire del pubblico o del privato, come del resto per qualsiasi altra prestazione sanitaria». Ma qual è il problema che il tetto di spesa farebbe sorgere? «I fondi che la Regione eroga, pari a circa 820mila euro all’anno, non coprono tutti e dodici i mesi. A questo punto cosa devo dire ai miei pazienti, che il servizio posso offrirlo solo da gennaio ad agosto?» si è chiesto Basentini. Per il quale, quindi, è assolutamente opportuno che via Anzio «elimini la previsione di un limite economico oltre il quale non si può andare. Peraltro, ci sono varie sentenze che glielo impongono e anche gli esempi di altre regioni, nelle quali il tetto di spesa per le prestazioni della dialisi non c’è». Per Basentini il problema non è la solita querelle pubblico-privato, ma il fatto che, se una persona sceglie di farsi curare da una struttura privata, deve essergli poi data la possibilità di curarsi per tutto l’anno. «Sia chiara una cosa: io non sto chiedendo favoritismi o un occhio di riguardo per il privato, ma solo che ci si adegui a quanto prevedono le norme e, soprattutto, alla considerazione che la prestazione della dialisi è assolutamente necessaria per chi soffre di insufficienza renale cronica: se non fa la dialisi, infatti, quel paziente muore. Ma come faccio a spiegargli che io nei miei centri posso assicurargliela solo fino ad agosto perché la Regione mi assicura solo una parte dei fondi necessari?». Qualcuno potrebbe obiettare che le istituzioni debbono comunque privilegiare la sanità pubblica. «Ma sa quanto costa la dialisi nel pubblico alla Regione? Per ogni paziente all’incirca 900 euro al mese. Nel privato, invece, circa 300 euro». Insomma, eliminando il tetto di spesa la Regione Basilicata, paradossalmente, potrebbe anche risparmiare. Ma solo in caso di incremento del numero di dializzati che scelgono il privato. La posizione di Basentini, inutile nascondersi, è destinata ad alimentare l’annoso dibattito sulla sanità in generale e sullo scontro pubblico-privato in generale. Basentini, però, non ci sta. «A parte il diverso costo che le ho appena riferito, voglio anche precisare che gli operatori di un centro privato svolgono solo quella funzione, mentre nel pubblico il personale, ovviamente, non è detto che operi solo nella dialisi. A mio giudizio la sanità pubblica ha un senso solo se assicura al paziente le prestazioni nell’ambito di un ricovero. La dialisi, però, sappiamo tutti che si fa un giorno sì e uno no. Pertanto, il paziente è impegnato tutto l’anno e credo che prevedere tetti di spesa sia assolutamente ingiusto. Voglio sperare che in Regione dirigenti e funzionari del settore della sanità si convincano che la dialisi è una prestazione che salva la vita». [Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno]
Di seguito, la nota diramata da Rocco Ligrani, presidente Federconsumatori di Potenza.
“La salute è un diritto e basta” – I centri dialisi non sono centri estetici. L’ipotesi di chiusura dei centri per mancanza di fondi non è accettabile. Non è un problema che può riguardare i dializzati, che non hanno scelto di vivere la condizione in cui sono. La Regione e gli amministratori tutti devono dare una risposta immediata, trovando le risorse necessarie a garantire l’assistenza ai cittadini; assistenza, ribadiamo ancora una volta, che viene finanziata con le loro tasche. Solo successivamente si può aprire una discussione sui tetti di spesa, sanità pubblica – privata, convenzioni, ecc. Oggi occorre essere molto solleciti nel dare una risposta ai cittadini che non possono attendere i tempi delle chiacchiere. Anche i gestori dei centri devono fare la loro parte trovando soluzioni tampone per garantire i livelli del servizio e occupazionali.