Melfi avrà di nuovo una seconda linea di produzione in funzione, dopo l’uscita di scena della storica Fiat Punto. E sarà quella di un’altra auto di gamma superiore, la Jeep Compass, campione di vendite del gruppo Fca. E’ l’annuncio arrivato ieri dall’amministratore delegato di Fca Global Mike Manley e dal responsabile per l’area Emea (Europa, Medio Oriente, Africa) del gruppo Pietro Gorlier a Torino, durante l’incontro con i segretari generali di Fim-Cisl Marco Bentivogli, Uilm Rocco Palombella, di Ugl Antonio Spera, di Acqf Giovanni Serra, della Fismic Roberto Di Maulo. Il piano presentato da Fca prevede 5 miliardi di euro di investimenti sugli stabilimenti italiani e il lancio di 13 nuovi modelli o restyling di vecchi modelli tra il 2019 e il 2021. Alcuni modelli, che facevano parte del piano 2018-2022 e oggi non sono stati menzionati, come la piccola Jeep e il grande suv Alfa ipotizzato per Mirafiori, sono comunque confermati, ma arriveranno a fine piano nel 2022. La Jeep Compass era tra i modelli più contesi, e dovrebbe integrarsi alla perfezione con gli altri modelli già prodotti a Melfi, di cui condivide la piattaforma (opportunamente adattata): Jeep Renegade e 500x. «Finalmente è arrivata la notizia tanto attesa da tutti i lavoratori di Melfi circa la produzione, la nuova produzione, di un terzo modello “premium” per lo stabilimento Fca di San Nicola di Melfi, la Jeep Compass, che sarà sviluppata anche con tecnologia ibrida», afferma Marco Lomio, segretario regionale della Uilm. Secondo il sindacato, la produzione della Jeep Compass «arricchirà ed amplierà i volumi produttivi all’interno dello stabilimento di Melfi, e questo non solo consentirà di mantenere gli attuali livelli occupazionali all’interno di tutta l’area industriale di San Nicola di Melfi ma anche e soprattutto è una scelta industriale propulsiva per tutto il tessuto industriale lucano». «La Jeep Renegade, la 500x e la Jeep Compass saranno la risposta anche alla precarietà e alle mancate stabilizzazioni all’interno delle aziende dell’indotto di Melfi – aggiunge Lomio – che da sempre ha rappresentato l’anello debole di un sistema industriale complesso ma che allo stesso tempo garantisce il lavoro a circa 20.000 persone». Secondo il segretario della Fim Cisl Basilicata, Gerardo Evangelista, «l’assegnazione della Jeep Compass a Melfi, unita all’avvio della transizione alle motorizzazioni ibride o plug-in di tutta la produzione, consolida ulteriormente la mission produttiva dello stabilimento lucano, ormai saldamente ancorata al segmento premium a basso impatto ambientale e ad elevata tecnologia. Il piano dovrebbe garantire a regime l’azzeramento del contratto di solidarietà e la piena occupazione e fa ben sperare per l’occupazione anche nelle aziende dell’indotto. Fca ha mantenuto gli impegni presi – ha aggiunto – ora ci aspettiamo un cambio di passo da parte delle istituzioni locali, a partire dalla Regione, che devono attivarsi per mettere in campo una vera politica industriale in grado di accompagnare la presenza di un grande gruppo come Fca con servizi di qualità, infrastrutture più moderne, una burocrazia più snella e un concreto sostegno ai progetti di innovazione». «Grande soddisfazione» è stata espressa dal segretario della Fismic Basilicata, Pasquale Capocasale. «Era – ha evidenziato – l’annuncio sperato e che fortunatamente è arrivato. Grazie alla produzione dei nuovi modelli, nei prossimi mesi, per i lavoratori dello stabilimento di Melfi finirà il periodo di incertezza che ha prodotto e sta producendo una riduzione delle giornate lavorate. Con l’annuncio odierno da parte di Fca per lo stabilimento di San Nicola di Melfi si apre una nuova stagione che avrà ripercussioni anche in termini di nuova occupazione. Ci sarà, probabilmente – ha concluso il segretario della Fismic – bisogno di nuove assunzioni e questa è una ulteriore buona notizia». Il segretario provinciale dell’Ugl metalmeccanici di Potenza, Giuseppe Palumbo, evidenzia la consapevolezza «di essere di fronte ad un mercato invaso dai modelli giapponesi e che certamente ha devastando le nostre quote di mercato Fca». Ma non dimentica che «sul distretto di Melfi hanno investito gli enti pubblici negli anni duri della crisi del Lingotto. Oggi siamo di fronte ad una nuova scommessa (…) Buona parte devono supportare le aziende dell’indotto, dovranno mettere la massima voglia di collaborare uniformando con Fca, sindacato ed istituzioni la capacità di fare sistema ch’è una delle carte vincenti per superare la concorrenza estera. Quel che distingue il distretto dell’automotive melfitano dai concorrenti deve essere proprio la capacità di mettere in circolo le conoscenze per migliorare la qualità dei prodotti e rimanere competitivi, sui mercati». (Fonte: Il Quotidiano del Sud)