Chi lavora nella scuola conosce bene la fatica e la bellezza dell’educare all’uguaglianza pur nella diversità di ciascuno, la soddisfazione e la meraviglia del veder crescere una piccola comunità rispettosa, dialogante, collaborativa che impara a tenere a bada l’ipertrofia dell’io, il protagonismo, nella quotidianità delle relazioni. Si chiama inclusione, educazione alla cittadinanza, all’ascolto attivo, alla relazione autentica. Quest’anno Scuola Amica Unicef anche in Basilicata propone “Non perdiamoci di vista” un percorso che educa al rispetto dei diritti di tutti e di ciascuno, arricchisce l’intelligenza emotiva per prevenire bullismo e cyberbullismo. La scuola primaria e secondaria di San Fele, grazie alla disponibilità della dirigente scolastica Antonella Ruggieri e all’impegno delle docenti Maddalena Girardi e Sabrina Fezzuoglio sta portando avanti questo progetto con incontri con i docenti, i genitori e gli alunni. In qualità di presidente del Comitato Provinciale Unicef di Potenza, dopo aver incontrato il 17 gennaio tutti gli alunni della scuola primaria, il 18, dalle 8,45 alle 12,15, in tre momenti, ho lavorato con i docenti e i circa 60 alunni della scuola media. Tre incontri emozionanti, ricchi, molti diversi tra loro. Ho cominciato con i più grandi. In cerchio dandoci la mano, abbiamo raccontato chi siamo, di cosa abbiamo paura, cosa ci dà gioia, anche con gli oggetti del cuore che ciascuno ha portato e che ci accompagnano in questi incontri. Ho ritrovato Kassim che con Felix avevo raccontato in un docufilm lo scorso anno scolastico. San Fele è una comunità che accoglie da circa dieci anni minori stranieri non accompagnati e mentre Felix sta frequentando al scuola superiore a Rionero, Kassim, sempre sorridente, saggio,maturo, integrato si prepara agli esami di terza media e ha portato con sè la tastiera di un computer. Sofia Viscardi con il romanzo “ Succede” e Giulia Dal Mas con “La cucitrice dei sogni” accompagnano due ragazze, capaci di raccontare le ragioni delle loro scelte. Ed ancora un fumetto, e sopratutto palloni, magliette delle squadre per i ragazzi e scarpine e costumi per la danza classica e moderna che è una costante delle tre classi a San Fele, anche per la presenza di due associazioni che seguono i ragazzi nello sport e nella danza. Mi turbano le lacrime di alcune ragazze che confessano di temere di non essere accettate dai compagni, e la determinazione di molti, sicuri della scelta della scuola superiore e del sogno da realizzare da grandi. Più allegri e rilassati i ragazzi di prima con la docente di lettere Sabrina Fezzuoglio che ha con sè un enorme orsacchiotto “che porto sempre con me in tutti i trasferimenti della mia vita per studio e lavoro ed è l’unica cosa mia che non faccio toccare a mia figlia..” E con l’orsacchiotto, medaglie vinte alle gare, una scatola di colori di chi ama la pittura, un bracciale, giocattoli Lego, un mazzo di carte da gioco da usare con la famiglia,il plastico di un cervello e una pistola e molti altri giocattoli. Sinceri, i ragazzi e le ragazze hanno saputo raccontare il rapporto con la mamma e il papà, le liti con fratelli e sorelle, i contrasti con i compagni. All’inizio l’incontro con la seconda è stato piuttosto turbolento per la difficoltà ad accettare la regola del silenzio quando parla l’altro, il prendersi per mano. A poco a poco con i primi racconti l’atmosfera si è rilassata e ho conosciuto ragazzi che amano la musica, suonano il flauto, un videomaker che ha il cellulare come oggetto del cuore. Molti seguono le serie di Netflix, quasi tutti parlano di un rapporto complicato con i genitori. La professoressa di matematica Angela Rinelli racconta il suo impegno nel sociale e il professor Salvatore Margiotta il suo amore per le montagne. Tre ore intense ricche di pudore, un sentimento che svela il dubbio dell’agire, del dire, anche del pensare. Si manifesta con un’intima lacerazione che ci spinge alla reticenza, alla rinuncia. In questo senso il pudore ci guida, ci ricorda chi siamo quando manchiamo di coerenza con i valori che ci rappresentano, quando soffriamo uno sdoppiamento fra ciò che siamo e ciò che facciamo. In queste tre ore abbiamo cominciato a interrogare noi stessi, a prestare attenzione al nostro disagio. Abbiamo prestato attenzione al nostro vivere nel mondo: alla complessità dei giudizi, alla diversità dei bisogni, alla necessità delle scelte nel rispetto dei diritti degli altri, alla sensibilità nei rapporti interpersonali. Abbiamo anche migliorato la qualità dell’istruzione nei paesi in guerra raccogliendo con la scuola primaria in offerte più di duecento euro per acquistare una valigia con penne, quaderni, zaini blu per 40 alunni che l’Unicef fornisce ai docenti in Siria e in Bangladesh.
Mario Coviello