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Continua il viaggio di “SottoPelle”. Il docu-film di Giuseppe Russo sui migranti ha fatto tappa a Tito

Carlo Verdelli direttore di Repubblica da venerdì 22 febbraio scrive nel suo primo editoriale: “Il giorno di San Valentino, a Melegnano, provincia di Milano, sul muro della casa di una famiglia che aveva da poco adottato un ragazzo senegalese è comparsa questa scritta: “Pagate per questi negri di merda”. È come se la natura di tanti italiani si stesse rapidamente trasformando, incattivendosi. Insieme a molti diritti su cui si fonda la nostra comunità, stanno saltando i valori che quei diritti sottendono e sostengono. Stavamo seduti sopra un vulcano di rabbia e rancore, e non ce ne eravamo accorti”. E’ per questo che come Presidente del Comitato Provinciale Unicef di Potenza continuo il mio viaggio nei centri della Basilicata per presentare “SottoPelle” il docufilm #Unicef di Giuseppe Russo che fa raccontare in prima persona le sofferenze, le torture, gli stupri, le speranze agli immigrati che vivono a Tito nel centro SPRAR gestito dalla cooperativa “La Mimosa” e a Rionero nel centro per minori stranieri non accompagnati, gestito dall’ARCI. Mercoledì a Tito nell’auditorium “Don Domenico Scavone “con l’assessore Fabio Laurino, il presidente de “La Mimosa” Francesco Ritrovato, Giuseppe Russo e alcuni protagonisti del docufilm il piccolo Junior, con la sorellina Miracle e la madre abbiamo visto il docu-film e invitato il pubblico presente a conoscere direttamente queste persone che vivono al centro di Tito, frequentandole, parlando con loro, non lasciandole sole. Alzi la mano chi, un anno fa, avrebbe potuto immaginare che il ministro dell’Interno sarebbe stato indagato per sequestro di persona, o ancora che una parlamentare di Forza Italia avrebbe guidato un gommone per forzare un blocco e verificare lo stato di salute di un’umanità derelitta tenuta in ostaggio su una nave a cui era negato l’approdo a un porto. E chi poteva spingersi a prevedere che persino la vittoria al Festival di Sanremo di un cantante milanese, ma di origini egiziane, sarebbe stata additata come una mossa contro il popolo sovrano? L’Unicef difende i diritti delle persone in tutto il mondo e noi come Unicef sentiamo il dovere di portare le testimonianze degli immigrati a tutti quelli che sono disponibili ad ascoltarci. Venerdì 22 siamo andati nella sede di “Scambiologico”, del circolo di Potenza di Legambiente “Ken Saro Wiwa”. La responsabile Daniela Pandolfo ha fortemente voluto la proiezione e con tutti i soci ci ha offerto una calda ospitalità. Con me e Giuseppe Russo Momodou Jallow e Coulibaly Makan, accompagnati da Mario Grieco e Caterina Traficante dell’associazione ARCI che li ospita a Rionero. Con garbo e competenza la giornalista Anna Martino ha dialogato con noi prima e dopo la proiezione. Il pubblico attento e commosso ha chiesto come fare, cosa dire a quelli che non si vergognano di essere apertamente razzisti. I ragazzi, nella loro semplicità, hanno risposto che vogliono solo essere conosciuti, che la diversità è ricchezza e hanno ringraziato i presenti per la loro partecipazione. Ecco, al cittadino disorientato mi sento di garantire soltanto una cosa: ogni giorno proveremo a capire e spiegare il tempo che viviamo, tempo imprevisto e dagli esiti imprevedibili, con la serietà, il rigore e la passione civile che sono il vero patrimonio dell’Unicef. Ricordiamoci che la Libia non è un posto sicuro. E se non bastassero le raccomandazioni del ministero degli Affari esteri, anche il report dell’Unhcr evidenzia una situazione drammatica: una volta riportati in Libia, i migranti intercettati in mare finiscono in carcere in condizioni spaventose, spesso senza acqua né cibo per giorni, sottoposti a torture, a rischio di epidemia e sottoposti alla compravendita degli aguzzini locali. Col rischio, poi, di pagare una seconda volta nel tentativo di attraversare il Mediterraneo e scappare dall’inferno. Al punto da arrivare a dire «meglio morire in mare che tornare in Libia» Ciascuno di noi ha il potere unico di connettere le persone e questa connessione può favorire una relazione che trascende le transazioni. Le grandi storie sono centrate sull’autenticità. Una vera storia è più potente di quanto si pensi. Creiamo connessioni, ritroviamoci con persone che indossano con orgoglio la loro onestà, vulnerabilità e integrità. Non ci stancheremo di testimoniare la verità per il bene di tutta l’umanità.  Il viaggio di Sottopelle continua nella prossima settimana. Lunedì 25 nell’Istituto Comprensivo “Leopardi” di Potenza, martedì 26 nella scuola media di Ruoti e giovedì 28 febbraio a San Fele con gli alunni di Ruvo, Rapone e San Fele.

Mario Coviello

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