«Siamo informati che oltre la metà dei richiedenti asilo presenti nei centri lucani con permesso umanitario stanno per diventare clandestini anche per effetto della cancellazione di molti dai registri comunali di residenza»: a denunciarlo è Pietro Simonetti (Politiche Migranti e Rifugiati Regione Basilicata). «Con la cancellazione, nonostante siano ospitati nei centri di accoglienza, le Asl non assicurano le prestazioni e la fornitura, ove necessario, dei medicinali e dell’assistenza che può solo essere assicurata nel soccorso». Si calcola che in Basilicata sono ben 1650 i richiedenti asilo, a inizio 2019. Simonetti fa sapere che oggi trasmetterà al Dg del Dipartimento sicurezza sociale le disposizioni delle altre Regioni, a partire dalle Marche, «per garantire ai migranti i diritti previsti dalla Costituzione. Siamo in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale sul ricorso contro l’eliminazione dei diritti operata dalle normative statali che producono “la fabbrica della clandestinità e degli invisibili”». Simonetti fa poi notare che appena tre giorni fa Il Consiglio dei ministri ha deliberato la determinazione di intervento nei giudizi di legittimità costituzionale promossi dalle Regioni Basilicata, Calabria, Sardegna, Umbria, Toscana, Piemonte, Marche ed Emilia Romagna avverso taluni articoli del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, il cosiddetto Decreto sicurezza.
IL FENOMENO IN CIFRE – I dati del 2018 parlano di 24mila migranti residenti in Basilicata con regolare permesso di soggiorno (3mila in più rispetto allo stesso periodo del 2017): ben 2900 gli stranieri inseriti nel ciclo scolastico nell’anno in corso. La cifra sale a 44mila se si considerano quelli che nel corso dell’anno hanno lavorato in Basilicata: stagionali da Puglia e Calabria, 22mila badanti, e ancora braccianti, sikh impiegati nella pastorizia tra Val d’Agri (700), Vulture e Marmo Melandro. Ben 5mila i migranti assunti regolarmente nel Bradano: 2500 sono stati ospitati nei centri di Venosa e Palazzo San Gervasio dopo l’eliminazione del ghetto di Boreano e lo svuotamento nel 2018 di quello di Mulini/Mattinelle; 1150 le assunzioni regolari nel solo Centro Impiego di Lavello dopo gli arrivi nell’area tra luglio e novembre per la raccolta di pomodoro, uva e olive: ai 351 del Centro di accoglienza pubblica di Palazzo i servizi sono stati assicurati anche dalla Cri con il trasporto con navetta verso i campi, prenotate la sera prima e pagate dai datori di lavoro (prima sperimentazione in Italia). Sono 5mila anche i richiedenti asilo transitati negli ultimi 4 anni in Basilicata (ad oggi sono 1.996 o 1.756 secondo altre fonti): il 50% si dirige in Germania, Svezia, Francia e Danimarca. Negli 80 Comuni lucani che hanno aderito alla rete Sprar sono 120 i minori ospitati (22 i progetti per 400-500 posti) e 750 i giovani lucani impegnati nell’accoglienza (dato riferito a luglio, visto che ad oggi la diminuzione dei flussi iniziata nella primavera del 2017 ha portato a una contrazione di 170 unità): la rete di prima accoglienza, proprio in virtù del giro di vite imposto dal Decreto Sicurezza di marca leghista è stata “ridisegnata”, prevedendo lo smantellamento della rete di assistenza che tutelava le fasce cosiddette “vulnerabili”, bambini e donne in primis. (Fonte: Il Quotidiano del Sud)