“Fortunati quelli che muoiono durante la Settimana Santa. Perché come Gesù Cristo vincono la morte per la vita eterna”, amava ripetere Don Peppino Stolfi, fortunato quindi anche lui che è tornato alla Casa del Padre, nelle prime ore di questo Sabato Santo. Don Peppino Stolfi, di Avigliano, testimone unico di carità e parroco per oltre 50anni della nostra piccola comunità di Serra di Pepe di Ruoti, ha professato e testimoniato nella riservatezza più assoluta il Vangelo. Opere di bene, tante, molte, per noi che abbiamo imparato che la sua vita, lunga 98 anni, è stata una vita dedita alla fede e ai bisognosi. «Evangelizzare implica zelo apostolico. La Chiesa è chiamata a uscire da sé stessa e ad andare verso le periferie, non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali, lo dice sempre Papa Francesco ma è quello che da sempre Don Peppino, con i suoi scarponi da pellegrino ha fatto nelle periferie locali e soprattutto nella nostra piccola periferia di 250 abitanti. Don Peppino ha professato la religione cristiana con vero e incondizionato Amore di Dio, ha voluto edificare a proprie spese, proprio a Serra di Pepe, una piccola chiesa che porta il nome del Santo Patrono S’Antonio da Padova. Don Peppino Stolfi, gentile con tutti, uomo di alta levatura sociale, culturale e morale ha educato la comunità alla cultura e all’amore di Dio cercando di aprire le menti e i cuori anche dei più scettici. Lui che era uomo, discepolo dei gesuiti, sacerdote, parroco, educatore, professore, cappellano del carcere minorile, monsignore, cavaliere, commendatore, scrittore, teologo, mistico, prediligeva l’appellativo di arcidiacono perché era sempre il primo nel servizio con la consapevolezza che c’è più gioia nel dare che nel ricevere. “È difficile mettere in ordine nella mente i tanti ricordi che ho di Don Peppino”– dichiara Don Mimmo Lorusso, attualmente parroco della Vicaria di Serra di Pepe – “In 74 anni di sacerdozio ha seminato nel cuore di chiunque lo ha incontrato semi di quella speranza cristiana che ha sempre imperato nella sua vita di credente e di sacerdote.” – continua Don Mimmo – “La fede non deve apparire deve esserci e lui è stato un testimone fedele di questa fede che è, che si fa, carità operosa e feconda e nel silenzio. Come il silenzio del Sabato Santo che contempla il chicco di grano che caduto in terra muore e porta molto frutto, la gioia della Risurrezione” – conclude il parroco Lorusso.