La famiglia: un suono che sa di casa, sinonimo di rifugio, porto di partenza e porto d’approdo. E’ il luogo in cui affondano le nostre radici, dove si sviluppa la nostra personalità grazie al supporto morale e materiale dei nostri cari. Tant’è vero che “Il figlio ha diritto di essere mantenuto, educato, istruito e assistito moralmente dai genitori, nel rispetto delle sue capacità, delle sue inclinazioni naturali e delle sue aspirazioni. Il figlio ha diritto di crescere in famiglia e di mantenere rapporti significativi con i parenti.” (art. 315 c.c.) Ebbene, la famiglia non è solo la sede degli affetti ma è soprattutto la palestra, una sorta di gymnasium in cui si allena quotidianamente la personalità che, una volta “maturata”, ci invita a spiegare le ali ed uscire come rondini dal nido di pascoliana natura. Il tema che sto per affrontare solleticherà la pancia di molti, specialmente di quelli un po’ “bigotti”, che nel 2019 vivono ancora con i paraocchi.
Non voglio accennare ai diritti degli omosessuali, perseguire le battaglie di genere o tentare di convincervi che ognuno è libero di esprimere la propria sessualità a proprio piacimento. Voglio parlarvi di uomini e donne che amano uomini e donne e non donne e uomini e che vogliono diventare genitori. Potrete controbattere e dirmi che il sesso omo è contro natura, impuro: ma, scongiurando tabù e perbenismi, e allontanandoci dal fine riproduttivo che ci insegna la morale cristiana, quando mai il sesso è stato accostato al concetto di purezza? A taluni immaginare donne o uomini a letto gli “fa schifo”. A me, sinceramente, fa schifo immaginare qualsiasi atto sessuale ma non per pudore o altro, ma perché trattasi di un atto talmente intimo fra due persone che non può che rimanere fra i soggetti interessati. Superando il come si fa un figlio, interroghiamoci su come si cresce un figlio, perché è facile diventare genitori, il difficile è farlo bene. Sono sempre più frequenti le nascite indesiderate, gli errori, gli stupri, e sovente i neonati diventano il frutto velenoso di un amore violento, di una notte di pazzia e crescono nell’abnegazione vivendo una vita di sofferenze.
L’ingrediente indispensabile per vivere una vita felice, sebbene nessuna esistenza possa dirsi scevra da sofferenze, è l’amore. E la prima sede in cui origina l’amore è il grembo che ci culla, lo sguardo compiaciuto di chi ci guarda avanzare i primi passi, le braccia di chi ci stringe e ci rialza quando cadiamo, il sorriso di chi ci rimbocca le coperte prima di andare a dormire, di chi ci accompagna il primo giorno di scuola e di chi, un po’ malinconico, ci vede andare via da casa. Mamma e papà o genitore 1 e 2, superiamo il concetto anacronistico della famiglia tradizionale perché questa non esiste più: esistono le famiglie in cui regna l’amore e quelle in cui no. L’amore, però, non è conseguenza diretta dell’avere una mamma donna e un papà uomo, ma deriva dal fatto che da chi chiamo genitori mi senta amata e incoraggiata a diventare una persona migliore. Piuttosto che abbandonare i bimbi per strada, accettiamo che esistano persone disposte a salvare queste creature dallo sfruttamento e dagli orfanotrofi per dare loro amore e una famiglia. In Italia non vi è una legge che assicuri in concreto e a chiunque il diritto alla famiglia.
Invero, tale diritto incontra un limite ormai non più invalicabile e meramente ideologico all’art. 2 Cost., che tutela la famiglia tradizionale: siamo ormai avvezzi al riconoscimento non solo delle convivenze di fatto ma anche dei c.d. “uniti civilmente” o più volgarmente “matrimoni gay”, lungi questi due istituti di recente introduzione assimilarsi alla originaria concezione di famiglia tradizionale. Siamo ormai abituati ad accettare l’amore fra persone dello stesso sesso, mi chiedo quindi perché non riusciamo a concepire che questo amore possa essere donato a dei bambini? Sì, fa strano. L’Italia ha sulle spalle il peso della morale cattolica, ma da un’attenta lettura delle Sacre Scritture, siamo davvero così sicuri che Gesù avrebbe denigrato il genitore gay? Infatti Papa Francesco è il primo Papa a professare un’apertura sul tema. Tutto per l’amore dei bambini. Non si diventa più genitori per moda, i figli oggi si fanno solo se si vogliono e se si possono avere: essere genitore è un diritto ma è soprattutto una grande responsabilità e con tutti i metodi contraccettivi esistenti, si diventa genitori solo consapevolmente.
Perché non riconoscere questo diritto a tutti? Il mio desiderio è quello di diventare un giorno madre, ed essendo eterosessuale so che prima o poi potrò avverare il mio sogno e partorire un bambino di cui, per la legge italiana, verrò riconosciuta madre naturale. C’è chi eterosessuale però più sfortunato, impossibilitato a generare, potrà adottare un bambino o stringerlo fra le braccia grazie alla PMA. C’è chi, poi, perché “diverso”, non può adottare, e dovrà ricorrere a pericolosi e dispendiosi rimedi, magari all’estero. Siamo un popolo di teste dure, troppo difficili da levigare, e siamo soliti abbattere le barriere antropologiche con difficoltà. Non conosco bambini cresciuti in un rapporto fra genitori omosessuali, ma ho amici con genitori separati che si sono riscoperti tali e che non hanno mai rinnegato i loro familiari e soprattutto non si sono sentiti condizionati dall’orientamento sessuale dei propri cari.
Non si può giudicare, credo, l’interesse del minore in dipendenza dal sesso dei propri genitori: l’interesse del minore si misura dall’amore che gli viene dato. Noi italiani siamo ancora indietro sul tema adozione alle coppie omosessuali, con orientamenti contrastanti della Suprema Corte e della giurisprudenza nonché legislazione internazionale. Ma io ne sono certa: i tempi stanno cambiando, e arriveremo anche noi, come sempre in ritardo, a riconoscere tutela agli omosessuali, perché il diritto alla famiglia è il diritto più bello che uno Stato può attribuire, garantire e scalfire in ogni cittadino eterosessuale, omosessuale o a qualsiasi orientamento egli appartenga.
Fonte: Il Quotidiano del Sud