Il binomio di penalisti appulo-lucano Santoro e Strippoli porta il “41 bis” e “Il diritto di difesa in ambito penale” in libreria
Redazione
Il prof. avv. Donato Santoro, penalista originario di Filiano, del Foro di Roma, dopo i successi editoriali de “Il diritto è bello ma… il rovescio lo è ancora di più” e “Anche per l’ergastolano c’è una speranza” (entrambi record di visualizzazioni su questa testata on line), è tornato in libreria con due nuovi titoli sulla Giustizia. Si tratta di “Che cos’è l’art. 41 bis dell’ordinamento penitenziario. Una risposta per tutti (Youcanprint editore, Lecce, 2019, euro 17,00) e per lo stesso editore: “”Il diritto di difesa in ambito penale durante la fase delle indagini preliminari” (euro 15,00), scritto a quattro mani con il suo collega, avv. Domenicangelo Strippoli, dello stesso Foro, ma originario di Laterza. Nel primo testo, di 163 pagine, come dice il dr. Giorgio Poscia, consigliere della Corte d’Appello di Roma: “L’avv. Santoro spiega in modo approfondito e con la consueta chiarezza espositiva la genesi e l’evoluzione dell’istituto del 41 bis, le modifiche intervenute negli anni ed i vari interventi del Giudice delle leggi in materia, senza trascurare le possibili problematiche derivanti dalla necessità di un contemperamento tra le esigenze di tutela della collettività ed i diritti fondamentali del soggetto detenuto sia pure per gravissimi reati”. Notevoli, nella trattazione, oltre ad un florilegio di sentenze e precetti, sono tra l’altro le incursioni comparative nei codici americano, polacco e turco e gli strumenti processuali relativi all’esecuzione penale di tale regime di detenzione speciale, specie in relazione alla disciplina dei colloqui, delle telefonate e della cosiddetta “socialità” in generale. Degni di attenzione sono anche i capitoli dedicati, rispettivamente, alla “Mafia” (pagg. 20-31) e, curiosamente inquietante, alla “Testimonianza: doveri e rischi che si corrono a volte, nel dire la verità” (pagg. 17-19). Il secondo volume, uscito in contemporanea al primo, di sole 86 pagine, di cui 23 dedicate alla “Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), scritto insieme all’avv. Strippoli, rappresenta un aspetto complementare del 41 bis, in relazione all’art. 24 della Costituzione italiana. Come commenta nella sua autorevole prefazione il Prof. Avv. Pierpaolo Rivello, Procuratore generale militare emerito della Suprema Corte di Cassazione: “Trattasi di un lavoro agile, indirizzato agli operatori del settore, che permette al lettore di reperire immediatamente le normative e la Giurisprudenza afferente la fase delle indagini preliminari ed in particolare fornisce ai difensori le chiavi operative volte a permettere di rapportarsi alle attività espletate dal P.M nel corso dell’attività investigativa, durante la quale quest’ultimo assume indubbiamente un ruolo centrale, pur non potendosi certo disconoscere l’ampio spazio ora riconosciuto dal legislatore allo strumento delle indagini difensive, che sconta peraltro la differenza di “forze” e di “mezzi” tra l’ufficio della Procura e il singolo studio professionale”. Anche questo prontuario giuridico, scritto in un registro linguistico settorialmente tecnico, rappresenta un valido ausilio all’espletamento della professione forense: in pratica, un vademecum dall’alto valore didattico, nonostante la discreta presenza di refusi, che, comunque, non inficiano la qualità complessiva dell’opera, impreziosita dall’uso frequente di latinismi che ne arricchiscono il lessico e agevolano la “explanatio per argumenta exemplorum”, molto utile quando si tratta un argomento ostico come quello giurisprudenziale. Ora siamo sicuri che il “convitato di pietra”, anche alla luce della poco rassicurante cronaca quotidiana, contesterà questo metodo garantista “pro reo” di concepire la giustizia, ma bisogna rassegnarsi, perché in questo mondo alla rovescia, anche l’acconcio motto latino “dura lex sed lex” ha subito uno slittamento semantico, per cui l’abbondante elargizione delle varie attenuanti ha finito per attenuarne il vero significato.