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Integrazione, a Tito un telaio accomuna donne africane, asiatiche e del paese

Le donne africane e asiatiche ospiti dello Sprar di Tito, gestito dalla cooperativa sociale La Mimosa, aderente a Legacoop, realizzano degli accessori utilizzando telai e tecniche di lavorazione apprese dalle signore di Tito. Stole, scialli, mantelle e altri accessori di moda in lana e cotone realizzati a mano, mediante antichi metodi di lavorazione, usando esclusivamente telai di legno a cornice. Sono i capi proposti dalle donne africane e asiatiche ospiti del progetto Sprar Siproimi di Tito ed esibiti in un apposito stand alla fiera nazionale delle arti manuali Creattiva di Napoli, nello scorso fine settimana. I prodotti hanno riscosso grande interesse da parte non solo dei visitatori, ma in particolare di alcuni stilisti e operatori del settore. Le donne hanno appreso le tecniche di tessitura da anziane signore di Tito, recuperando un sapere ormai prossimo a essere dimenticato, per intrecciarlo con i colori e le fantasie tipiche dei propri paesi di provenienza e, così, rilanciarlo.
Il risultato è una serie di prodotti versatili, vivaci e confortevoli da indossare con qualsiasi tipo di abbigliamento, racchiusi adesso in un marchio, “Kalli Ssama”, che in lingua hausa vuol dire “guarda più su”. L’idea di Kalli Ssama nasce da un lavoro di ricerca storica e di sperimentazione condotto dall’associazione Ri-Crea e dall’esperienza del laboratorio di arti manuali “Con le mani e con il cuore” realizzato nell’ambito del progetto di accoglienza del Comune di Tito, gestito dalla cooperativa sociale La Mimosa che aderisce a Legacoop Basilicata.

Il telaio a cornice utilizzato consiste in una cornice vera e propria che delimita la lunghezza della trama e dell’ordito. Rispetto ai telai a pettine, dove l’ordito può essere teoricamente anche infinito, in questo tipo di lavorazione è la cornice stessa che definisce la misura del tessuto che si va a creare. Sui quattro lati  vanno tesi i fili dell’ordito e della trama in modo da formare una rete. Si tratta di metodi di lavoro lenti, che richiedono grande pazienza e una buona manualità. “Bisogna adesso garantire a queste donne una maggiore specializzazione, attraverso l’organizzazione di un corso di formazione professionalizzante – sottolinea Francesco Ritrovato, presidente della cooperativa La Mimosa – e promuovere i manufatti attraverso il web in modo da attivare un canale di vendita diretto”. L’esperienza potrebbe così rappresentare una forma di autoimpresa da parte delle artigiane. “Kalli Ssama è per noi qualcosa di più di un progetto di realizzazione di manufatti al telaio: è un invito a guardare in alto, a liberarsi dei retaggi culturali e delle zavorre che non ci fanno andare avanti positivamente”. “In un mondo diviso – conclude Ritrovato – un telaio può unire”.

Fonte: Ufficio Stampa Basilicata

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