“Appartenenza e fedeltà. Leonardo Da Vinci come gli atellani”, il libro scoop di Aurelio Pace presentato ad “Atella Capitale Europea della Cultura” per un giorno
Redazione
Nell’ambito del progetto “Matera 2019” anche Atella, graziosa cittadina ai piedi del Monte Vulture, il 16 novembre, ha potuto vestire il ruolo di “Capitale Europea della Cultura 2019” per un giorno. Un privilegio speso bene dall’Ente locale, con la collaborazione della Pro Loco, organizzando eventi di alta valenza socioculturale. Tra questi: mostre fotografiche sull’emigrazione, l’esposizione dei prodotti tipici locali e la presentazione del libro “Appartenenza e fedeltà. Leonardo da Vinci come gli Atellani” (Telemaco edizioni, Acerenza,2019), distribuito gratuitamente, scritto dall’avvocato Aurelio Pace, politico di lungo corso, nato a Filiano nel 1976. In una biblioteca comunale gremita di persone provenienti anche dai paesi viciniori, il sindaco Gerardo Lucio Petruzzelli, accompagnato dal consigliere Maurizio Mesce, ha dato il rituale benvenuto ai presenti, esprimendo tutta la sua soddisfazione per il <<grande evento unico e irripetibile per Atella.>> A seguire, l’avv. Pace ha sottolineato <<l’importanza dello scambio tra etnie ai fini culturali>> prima di entrare nel merito del suo piccolo ma denso volume di sole 59 pagine ricco di informazioni inedite, curiosamente originali, culminanti con una serie di tavole tematiche a corredo del corpus testuale. Il poliedrico autore, Presidente dei “Lucani nel Mondo”, ha affermato coram populo: << (…) Da straniero mi sono fatto ospitare dai Lucani nel mondo, ho provato la sensazione dell’emigrante accolto dal cuore lucano, che di accoglienza, si sa, è maestro. Allora ho compreso come possano essersi sentiti gli Atellani, quando, lasciata la Basilicata, si sono ritrovati tra i più grandi servitori di Ludovico Sforza, il Moro. (…) E’ stata l’arte, quasi per caso, a rivelarmi come emigranti di questo Comune si siano fatti strada e successo nella Milano dell’Umanesimo fiorente, nel Rinascimento lombardo che aveva quale protagonista indiscusso proprio Leonardo da Vinci. Egli come gli Atellani fu fedele al Moro, che proprio nella casa di Giacometto dell’Atella,donò all’artista una vigna. E allora il genio dipingeva il “Cenacolo” mentre dall’altra parte della strada che dava su Santa Maria delle Grazie, coltivava le sue viti. Casa degli Atellani è affrescata dal suo allievo Bernardini Luini (…)>> Il dr. Costantino Conte, moderatore del dibattito, ha, quindi, ceduto il microfono all’enologo Paride Leone, che ha svelato un vero e proprio segreto, ribaltando una tesi che durava da secoli: <<Il vitigno dell’Aglianico nasce qui, non in Grecia. E’una nostra pianta autoctona e l’esplosione del Vulture è stata una fortuna per il nostro territorio, diventato terra fertile>> ha affermato convinto. Il Presidente della “Fondazione Matera-Basilicata 2019” Salvatore Adduce, il vero artefice della promozione di Matera a “Capitale Europea della Cultura 2019”, dal suo canto ha parlato dei pregi e delle potenzialità della nostra Regione, consigliando accoratamente di: <<migliorare l’utilizzo dell’enorme spazio che ha la Basilicata, con i suoi 10000 Kmq, aprendo nuove strade>> ricordando, poi, il grande contributo del Sud al Rinascimento. Dopo la lettura di alcuni passi salienti del libro, ad opera della giovane Maddalena Vodola, brillante studentessa di recitazione, l’acuta dr.ssa Merisabell Calitri, critica d’arte, ha affermato da par suo che: << La cultura e la musica esprimono il concetto di identità. Identità come diversità>> diffondendosi poi, con cognizione di causa, sulla vita e le opere di Leonardo da Vinci, <<artista gentiluomo che si definiva ingegnere, prima alla Corte di Lorenzo il Magnifico e poi a quella di Ludovico il Moro>>, tracciando altresì un ritratto fisiognomico delle donne che hanno attraversato la vita del grande genio universale, rivelando anche una sua visita al Sud nel 1480, come testimoniato da alcuni suoi illustri allievi. Last but not least, è salito in cattedra il prof. Luigi Serra, originario di Filiano, docente in attività ed ex preside della Facoltà di Studi Arabo-Islamici presso l’Università Orientale di Napoli, uno dei massimi conoscitori della cultura e della lingua berbera, che ha tenuto una lectio magistralis sui fenomeni migratori, dicendo in esordio: << Mi onoro di essere originario di questa terra, dove trascorro i miei week end. >> disquisendo poi di Mediterraneo come << incontro di civiltà monoteiste>> avvisando che: << (…) la globalizzazione è un fenomeno nefando per l’Africa, che così si spoglia delle sue forze migliori, mentre la terra degli Africani diventa sempre più inabitabile, innescando un circolo vizioso deleterio per i poveri disgraziati che inseguono l’Europa>>. Ex cathedra, il vecchio professore ci ha tenuto, altresì, a ricordare la presenza araba intorno a noi attraverso le rabatane, gli acquedotti, la filosofia di Averroè, gli arabismi nella lingua nazionale e nei dialetti ecc. condannando la cosiddetta “società liquida” che si lascia affascinare dal “tabù immigrazione”. A margine del dibattito, in extremis, gli abbiamo chiesto se avesse dimenticato di dire qualcosa coram populo; il simpatico cattedratico, dall’alto del suo carisma ci ha confessato: << Si, ho trascurato di dire che il deserto è qui, non nel Sahara. Lo dimostra il fallimento della politica sul tema emigrazione/immigrazione>>. Una conclusione amara, addolcita solo in parte dal successivo Concerto per Flauti degli allievi del “Conservatorio Gesualdo da Venosa” di Potenza, nella bella cattedrale tardo-medioevale del paese, e la performance del rinomato “Complesso Bandistico Atellano” della domenica seguente.