Matera è nella graduatoria “top ten” tra le dieci città con rette per asili nido che pesano di più sul budget netto familiare (10,1%); a Potenza l’incidenza è pari al 7%. Nell’universo della fiscalità locale oltre IMU, IRPEF Comunale o TARI, ci sono dunque anche le rette per la frequenza degli asili nido a condizionare la vita delle famiglie più giovani. Per il 2019-2020 i costi per la frequenza degli asili nido comunali pesano sulle tasche delle famiglie italiane, mediamente, 270 euro al mese (2.700 euro l’anno), che incidono per il 7,2% sul budget netto familiare. I dati scaturiscono da un’elaborazione del Servizio Politiche Territoriali della UIL sulle rette degli asili nido comunali, in 99 città capoluogo di provincia, per l’anno scolastico 2019-2020, riferite alla frequenza al tempo
I Comuni – spiega Ivana Veronese, Segretaria Confederale della UIL – incassano, complessivamente, oltre 223 milioni di euro l’anno dalla compartecipazione delle famiglie ai costi di gestione degli asili nido comunali e convenzionati. L’alto costo delle rette si ripercuote, in maniera piuttosto pesante, sulla tenuta del potere di acquisto dei salari e, per questo, condividiamo l’idea del Governo di rendere gratuita la frequenza negli asili nido per le famiglie con redditi medio bassi. Ma, al contempo, il Governo dovrà compensare integralmente i Comuni della mancata compartecipazione delle famiglie ai costi di gestione, perché non vorremmo che da questa operazione possano aumentare le imposte e tasse locali. C’è poi da considerare ancora l’insufficiente diffusione della rete dei servizi per l’infanzia, soprattutto nel Mezzogiorno, che ha delle pesanti ripercussioni, dirette ed indirette, anche sull’occupazione in generale e su quella femminile in particolare. C’è bisogno, quindi – continua Veronese – di una maggiore diffusione dei servizi per l’infanzia in tutto il territorio nazionale a iniziare dal Sud dove, nell’annunciato Piano, i servizi di conciliazione vita-lavoro dovranno avere priorità.
Per Carmine Vaccaro segretario regionale Uil Basilicata i dati rilevano tutte le difficoltà per le donne lucane lavoratrici nella conciliazione vita-lavoro sino a determinare, in tanti casi, la rinuncia al lavoro. Da noi funziona ancora l’aiuto dei genitori-nonni a cui affidare i figli che diventa un efficace sistema sostitutivo a quello dei servizi per l’infanzia carenti sopratutto nei centri più piccoli.