Nel potentino le piccole e medie imprese in difficoltà per “reggere” la crisi. Nel 3° trimestre dell’anno 96 cessazioni e 69 nuove

I segnali del terzo trimestre dell’anno per le piccole e medie imprese del comparto commercio in provincia di Potenza confermano la difficoltà di “reggere” la crisi che è sopratutto di consumi: 96 aziende hanno cessato, “rimpiazzate” da 69 nuove iscritte agli albi della Camera di Commercio per un totale di 8.454 ditte registrate di cui però 7.814 sono attive. Dall’inizio dell’anno sono oltre 250 le imprese di commercio che hanno chiuso l’attività. Da questa situazione – con la riconferma delle piccole aziende di commercio al dettaglio che in provincia di Potenza sono la stragrande maggioranza (5.376 quelle registrate e 5.035 quelle attive) – ha preso le mosse l’assemblea ordinaria annuale di Confcommercio Imprese Italia Potenza. Aperta dalla relazione del presidente Fausto De Mare, è stata l’occasione per tracciare un consuntivo dell’attività svolta e per avviare la nuova fase di lavoro. Rendere più efficiente l’intera struttura operativa e più efficace l’azione di rappresentanza dell’ organizzazione degli imprenditori del terziario attraverso un processo di regionalizzazione e semplificazione della struttura organizzativa, ridisegnando le funzioni di rappresentanza, implementando e potenziando i servizi per gli associati sono pertanto gli obiettivi che Confcommercio intende perseguire nel nuovo anno. L’assemblea è stata l’occasione per guardare indietro e immaginare il futuro, per riflettere sulla storia della piccola e media impresa dei nostri territori e per ripensare alla “mission” che attende i gruppi dirigenti locali, “gelosi” dell’autonomia da istituzioni e politica ed “orgogliosi” dell’appartenenza alla storica confederazione dei titolari di attività di commercio, servizi, turismo. Sono compiti – ha detto De Mare – che ci vedono impegnati a fare rete con le altre associazioni e confederazioni di categoria rilanciando il ruolo di rappresentanza, tutela, proposta e di progetti perché siamo consapevoli che nella situazione attuale nessuno potrebbe bastare a se stesso. Siamo convinti – ha continuato – che senza il sostegno attivo dell’imprenditoria locale la difesa dell’autonomia regionale e della nostra identità, che è basata sulla specifica ed originale cultura di impresa, solo a livello istituzionale e politico avrà meno possibilità di riuscita. Nello specifico, la regionalizzazione delle Camere di Commercio risponde all’esigenza di rafforzare la rete delle imprese lucane per reggere al meglio le sfide della competizione dei mercati. Di qui l’esigenza di rilanciare l’attività della Confederazione sui territori interpretando attese ed aspettative per quanto deve ancora fare la Camera di Commercio della Basilicata, la casa delle imprese lucane. Sono compiti – ha detto De Mare – che ci vedono fortemente impegnati rilanciando il ruolo di rappresentanza, tutela, proposta e di progetti dal capoluogo ai più piccoli centri dove è sempre forte il rischio di “desertificazione commerciale”. Soprattutto per il capoluogo – è stato detto – va ripresa l’interlocuzione con il sindaco Guarente per un progetto condiviso di rilancio del centro storico. Di qui la strada indicata dal presidente nazionale Carlo Sangalli: servono “realismo e saggezza” visto che la situazione economica non è certo tranquillizzante; una maggiore produttività nei servizi, perché sono i servizi di mercato il polo attrattore di produzione ed occupazione, prima, durante e dopo la crisi. Restano aperte le sfide strutturali che vanno vinte per imboccare un nuovo sentiero di sviluppo.

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