Angiolo Pellegrini, generale dei Carabinieri in pensione, è uno degli ultimi protagonisti ancora in vita di una stagione tragica e irripetibile che caratterizzò la storia della Sicilia nonché dell’Italia intera degli anni Ottanta. Il libro – non casuale il “Noi” – ha l’intento di “ricostruire dall’interno, a ritmo serrato, il periodo più drammatico ed eroico della guerra a Cosa Nostra: quello che vide uno sparuto gruppo di uomini coraggiosi combattere davvero e dare una nuova speranza alla Sicilia” sostiene il Generale. Il suo racconto ha trascinato i partecipanti attraverso una minuziosa ricostruzione dell’attività svolta dalla sezione Anticrimine dei Carabinieri di Palermo comandata da Pellegrini, che dal 1981 al 1985 si rese protagonista di numerosi successi investigativi a supporto di una magistratura che faceva sul serio e in cui spiccava il giudice Giovanni Falcone. Investigatori e magistrati con la “schiena dritta” che contro la mafia pianificarono una lotta serrata: una schiera di uomini che negli anni Ottanta, a Palermo principalmente ma in tutta la Sicilia e in varie parti del mondo, combatté una guerra che da istituzionale era finita per diventare quasi personale.
La lezione finale del Generale Pellegrini risulta essere la prima vera testimonianza diretta di chi ha affiancato il Giudice Giovanni Falcone e il suo pool nella lotta alla mafia siciliana. Il più soddisfatto per la ricchezza di emozioni e messaggi prima di tutto di impegno civile è il vice sindaco Rocco Stella che ha preparato l’incontro senza lasciare spazio alla retorica o allo scontato, anche perchè – sottolinea – la comunità di Sasso conserva forte la memoria del giovane medico Mimmo Beneventano ucciso dalla camorra, che amava profondamente Sasso, dove la gente non lo ha dimenticato. La natura, camminare, condividere, rispettare gli altri, la lealtà, non lasciare dietro nessuno, lo stare insieme, la libertà, l’insegnamento di vita di Mimmo Beneventano e di tutti quelli che hanno sacrificato tutto per la propria onestà.