Melandro News

#iorestoacasa, a leggere ed ascoltare “I suoni del Sud. La musica tra i vicoli di Napoli” del duo D’Errico-Ponti

“I Suoni del Sud-La musica tra i vicoli di Napoli” (CTL editore, Livorno, 2019, euro 13,00) è un testo particolare, scritto a quattro mani dal grande Antonio G. D’Errico (scrittore, poeta, sceneggiatore), e Peppe Ponti: importante produttore discografico napoletano, proprietario dell’etichetta “Suoni del Sud”, e road manager di grandi stars della canzone come Roberto de Simone, Paolo Morelli (Alunni del Sole), Tony Esposito, Tullio de Piscopo, James Senese, Mia Martini (ricordata dalla RAI nello speciale ”Fammi sentire bella!” a lei dedicato, andato in onda il 24 febbraio u.s su Raitre, dove, al riguardo, c’è un’intervista proprio a Peppe Ponti), Enzo Gragnaniello, Roberto Murolo, Renzo Arbore et al. Il libro, di 175 pagine, si articola in: una prefazione a cura di Bruno Morelli, fratello del compianto Paolo Morelli, front-man dei mitici Alunni del Sole; 29 racconti in successione, con apparente “io narrante” Peppe Ponti; 24 testimonianze di cantanti famosi del “neapolitan sound”. Inoltre, in appendice, troviamo una discografia- bibliografia, oltre ad una carrellata di nostalgiche foto b/n con alcuni VIP della “neapolitan power”, che danno l’imprimatur a questo prodotto editoriale arricchito dal “Codice QR”, in quarta di copertina, per ascoltare gratis 12 brani musicali di diversi artisti napoletani menzionati nel libro. “I Suoni del Sud” ci sono giunti mentre, per ironia della sorte, impazzava il Festival di Sanremo, tra canzoni cacofoniche, “baruffe chiozzotte” e apologia del Kitsch e della trasgressione, ad opera di cantanti reputati “artisti”. Facile ed impossibile, allo stesso tempo, il confronto tra due mondi diversi, contrapposti: il “neapolitan power/sound” contro la “musica” dei “talents”, ovvero “l’acqua santa” contro il “diavolo”. E se è vero che dal frutto si riconosce l’albero, ha ragione Luigi Caramiello nella sua testimonianza (pag.137) a dire che: <<Suoni del Sud, all’orecchio del profano, potrebbe evocare un’esperienza creativa a carattere “etnico”, legata unicamente ad una memoria, ad una tradizione. Niente di più sbagliato. Il “Sud” cui ci rinvia l’etichetta, prima ancora che uno spazio fisico, è un luogo dell’anima, un territorio delle emozioni, una dimora soul, dove la sensibilità, vorrei dire il sentimento dell’arte, abita in tutte le sue espressioni. (…). Suoni del Sud, insomma, nasce qui, all’ombra del Vesuvio, e lo rivendica orgogliosamente, ma guarda alle “strade della musica” che solcano tutto il pianeta (…). Questo testo molto semplice da leggere, dato il registro linguistico di livello volutamente medio, con moduli espressivi moderatamente settoriali, rappresenta un tuffo nel passato del neapolitan sound attraverso l’espediente del flashback o “amarcord” felliniano. I ricordi che affiorano alla memoria di Peppe Ponti si rincorrono l’un l’altro, senza soluzione di continuità, venendo trasferiti sulla carta dall’eclettico D’Errico, già autore, negli anni, di biografie di personaggi importanti della canzone, del teatro e della politica (la sua, personale, è su Wikipedia). Grazie anche alla sua poeticità: suo è il best seller “Amori trovati per strada” (Controluna ediz., 2019 ), i pensieri di Peppe Ponti prendono corpo ed anima attraverso l’utilizzo di parole acconce che nobilitano la sintassi, mantenendo significante e significato costantemente in sintonia. Notevole anche la “sonorità” del lessico: altra cifra stilistica inconfondibile dello scrittore originario di Monteverde, con una radice lucana, ma residente a Milano. Per dovere di critica bisogna, però, rilevare la presenza di qualche lapsus calami qua e là, ma l’inchiostro e il pennino non c’entrano, ai tempi della scrittura elettronica: sono errori di battitura che resistono con la complicità della luce blu del display del P.C. E’ compito dell’editor farne il “repulisti”, ma questa figura professionale, purtroppo, per ragioni di costo, manca presso i piccoli editori indipendenti, cosicché, ad esempio, ci troviamo il predicato nominale anziché la congiunzione: “ (…) tra me è il discografico romagnolo scattò …” (pag. 25); mancato accordo grammaticale: “ (…) è venuto fuori un’opera d’arte …” (pag. 73) e qualche perplessità diacronica: << Roberto Murolo doveva esibirsi in teatro, vicino Roma. L’ho accompagnato e l’ho aspettato fino alla fine. A Roma c’era Coppeto che ci aspettava in piazza con Fabrizio de André e i suoi musicisti, perché dovevano registrare la sigla del Concerto del Primo Maggio. Ho portato Roberto in piazza San Giovanni. Siamo arrivati alle due di notte (…) Alle due e mezza si è trovato con Fabrizio e i musicisti per le prove. Alle quattro è salito sul palco del primo Maggio e ha cantato il suo pezzo con Fabrizio De André. Alla fine dell’esibizione siamo ripartiti per Napoli. Siamo arrivati alle sette del mattino>> (pag. 37). Sembra un racconto surreale, che si possano fare delle prove musicali alle 2:30 e registrare un’esibizione alle 4:00 di notte, in una piazza romana ancorché abituata a simili eventi. Mitopoiesi o iperbole, data anche l’età del grande Murolo? Ma sono pietre d’inciampo, dovute anche alla “polifonicità” delle voci raccolte, che non inficiano minimamente la pregevolezza e l’importanza di questa opera letteraria, che, letta a posteriori, costituisce una sorta di risarcimento ai telespettatori della kermesse sanremese, dove, detto per inciso, sono riusciti anche a distruggere vecchi miti come Sergio Endrigo. Sì, risarcimento, in quanto, in questo album dei ricordi, si parla molto degli Alunni del Sole, degli Showmen, Tony Esposito, Tullio de Piscopo e dei loro grandi successi senza tempo che hanno impazzato negli anni ’80. Io ci aggiungerei anche Il Giardino dei Semplici, magnifico complesso coevo, appena sfiorato, che ho avuto il piacere di conoscere da vicino alcuni anni fa, durante un concerto in piazza a San Fele, quando feci rilevare qualche errore “storico” al simpatico Luciano Liguori, che mi ringraziò in una sua dedica. Insomma, sono tutti grandi artisti che, al ritmo di hits del tipo: “Andamento lento”, “Kalimba de Luna”, “Tarantè”, “Tu ca nun chiagnȅ”, “Cu’ mmé” etc., come dice Enzo Avitabile, “contribuendo alla goccia, hanno omaggiato l’oceano”. Un oceano dove le onde sonore raggiungono ancora vette altissime, grazie all’eufonia dei “Suoni del Sud”.

Prof. Domenico Calderone

Exit mobile version