In circa un mese di emergenza sanitaria mondiale da coronavirus, in Italia, siamo passati dai “Dieci Comandamenti” ai “Dieci Provvedimenti” per tentare di evitare la diffusione del terribile morbo. Ex post sembra tutto giusto quanto, coraggiosamente, nonostante l’ostracismo iniziale di alcune regioni a vocazione federalista, ha adottato il nostro Ministro della Salute che, è d’uopo ricordarlo, è un lucano di cui bisogna essere fieri, visto che “Speranza” è, attualmente, il cognome beneaugurante italiano più pronunciato negli organismi internazionali come l’OMS. Certo, l’Italia, vivendo perennemente nel mito di Cassandra, nella prima fase della terrificante crisi sanitaria, non è stata presa sul serio dagli altri Paesi, cosicché questi, negazionisti, hanno adottato provvedimenti restrittivi blandi o nulli. Ed ora che gli scettici si stanno, step by step, ricredendo (per la verità, più lentamente gli Stati federali), facendo assurgere l’Italia a “meridiana face” del mondo, forse è troppo tardi, poiché questa sorta di invisibile “uovo” senza guscio che è il coronavirus (nome derivante dall’agglutinazione del lemma italiano ”corona”, ma la monarchia non c’entra, con il sostantivo latino “virus”, cioè veleno, appartenente alla categoria linguistica dei cosiddetti “singularia tantum”, ossia nomi senza plurale) procede la sua marcia inarrestabile, mietendo vittime senza consultare preventivamente l’anagrafe, favorito dall’estrema facilità di spostamento, non sempre motivato, di uomini e cose, e dai cambiamenti climatici procurati
Non c’è dubbio: siamo di fronte ad un’evidente globalizzazione virale dell’umanità, che non risparmia nessuno, ad onta di tutti i sovranismi etnici, religiosi, politici, economici. Mai pandemia è stata più “democratica” di questa, attraversando tutte le classi e categorie sociali, economiche e culturali, rendendoci tutti, a nostra insaputa, suscettibili e potenziali rice-trasmettitori di tale organismo vivente, subdolo ed invisibile ma capace di provocare danni visibilissimi non solo sul piano sanitario, ma anche, a cascata, sull’economia e sui rapporti sociali. Già notiamo, in questa fase, una rimodulazione del nostro behaviour collettivo: la venerazione del dio denaro, del successo personale, dell’edonismo multiforme, ha cominciato a lasciar posto alla realtà effettuale. Mentre stiamo sperimentando tutti, nostro malgrado, questi “arresti domiciliari” senza colpa, chiamati “quarantena”, che speriamo non si trasformi in “ottantena”, ripensiamo a quanto male hanno fatto le bieche ed irresponsabili campagne antivaccini recenti, ora che invochiamo in ginocchio la scoperta di un protocollo di cura e di un vaccino anti-coronavirus. Ma mentre la maggioranza della popolazione, osservando la legge, prega e, non sapendo più a quale santo votarsi, compie gesti apotropaici per allontanare da sé l’invisibile “killer” seriale, una minoranza di impenitenti, di converso, continua a violare i DPCM, praticando attività sportive di gruppo outdoor/indoor, organizzando scellerati rave-parties (in Germania, dove il distanziamento sociale è di 1,5 m, in barba all’appello di Angela Merkel i giovani si sono persino inventati i corona-parties), in dispregio a tutti quei medici, infermieri, operatori sanitari, amministrativi che a vario titolo sono, h24, in prima e seconda linea sul fronte epidemiologico COVID-19, drammaticamente, sempre più ampio.
Ed è vergognoso che si debba ricorrere persino all’esercito, per dissuadere i riottosi fuorilegge, proprio in un momento in cui lo Stato ha bisogno come non mai delle sue istituzioni civili e militari per scopi più nobili e inderogabili, laddove, purtroppo, neppure la “moral suasion” del Capo dello Stato ha sortito l’effetto sperato. In attesa che la tanto negletta, vituperata scienza trovi l’antidoto al virus, facciamoci contagiare dal buonsenso: evitiamo Caronda e Dracone, ma non vanifichiamo gli sforzi di chi è preposto alla tutela della salute pubblica, trasformandoli in “fatiche di Sisifo”; nel nostro interesse, rimaniamo a casa per fermare il contagio, e, dopo aver attivato i nostri “neuroni-specchio”, pensiamo anche agli homeless, ai poveri senza lavoro e alle persone sole e a chi cura i nostri cari ed i disabili, rileggendo Boccaccio e Manzoni, magari ascoltando “La cura” di Battiato. Per i bambini della Scuola dell’obbligo, invece, l’ideale sarebbe la lettura delle fiabe dei fratelli Grimm, ad es. “Rosaspina”, per il link semantico con la situazione “statica” del nostro Paese, e poi, tra tutte le altre, “La fortuna di Hans”, per farsi quattro sane risate di gusto, all’insegna della bella scrittura e della pulizia del lessico, antitetico alla scurrilità del linguaggio corrente. I più refrattari alla lettura, invece, potrebbero almeno sfogliare il “Galateo” di Monsignor della Casa: è un testo un po’ datato, ma i suoi principi sono più attuali che mai! Solo così, andrà tutto bene, non cantando l’inopportuno “Inno di Mameli” dai balconi, in primis perché lo “stringiamoci a coorte” potrebbe prestarsi a qualche controproducente “qui pro quo”, e, poi, perché, per fortuna, non “siam pronti alla morte”, alla luce dello spirito di abnegazione con cui la nostra “Sanità”, con il forte contributo del volontariato, assistite migliaia di malati, attaccati ai respiratori artificiali, alla disperata ricerca dell’ossigeno vitale. Dunque, per favore, tranquilli! Ringraziamo i medici cinesi, cubani, e russi che sono appena arrivati a portarci il loro aiuto, e cerchiamo di essere resilienti, ma senza perdere il lume della ragione, perché, nonostante tutto, non siamo al redde rationem, in questo “atomo opaco del Male!”.
(nella foto di copertina, il Ministro della Salute, Roberto Speranza, e il dott. Silvio Brusaferro dell’ISS)
prof. Domenico Calderone