Dalla parte degli “Invisibili”
“Restare a casa”, “uscire solo per fare la spesa o per altre comprovate necessità”, queste sono le parole che, con più insistenza, hanno affollato le nostre orecchie e le nostre abitazioni, negli ultimi mesi. Due semplici e chiare raccomandazioni, al di là delle quali, tuttavia, si nascondono ombre cupe che hanno il crudele aspetto della violazione dei diritti umani. Restare a casa, se una casa si possiede. Uscire solo per fare la spesa, se qualcuno provvede all’approvvigionamento dei supermercati per noi. Il problema è che entrambe le premesse spesso si ignorano, colpevolmente.
- Non tutti possiedono una casa e, se l’obbligo è quello di rimanervi, come tuteliamo il diritto alla salute di costoro se non fornendogli un alloggio?
- Ci siamo mai chiesti chi sono e come vivono tutte quelle persone che ogni giorno, in modo infaticabile, raccolgono i prodotti agricoli della nostra terra?
Braccianti, in genere li chiamiamo così, come se non avessero un volto, come se non avessero una storia. Ebbene, noi non ci stancheremo mai di vedere, al di là di quelle braccia che lavorano per
Migliaia di persone lavorano nei nostri campi, nella maggior parte dei casi sottopagate e sottoposte al regime del caporalato, costrette a vivere in condizioni abitative indecenti. Indecenti, si intende, per coloro che le patiscono e soprattutto per tutti coloro che, pur sapendo, acconsentono. Non possiamo accettare che queste persone esistano come lavoratori, ma non come persone e dunque portatrici di diritti. Le nostre tavole sono piene del lavoro di queste persone e dei loro diritti violati, salvo poi ripulirci le coscienze nelle nostre lavastoviglie ecologiche. In piena pandemia − mentre tutti eravamo impegnati a fare scorte mensili di cibo, nonostante l’apertura 7 giorni su 7 dei supermercati – le autorità amministrative e/o sanitarie hanno provveduto alla sanificazione degli ambienti malsani in cui i cosiddetti “braccianti” sono costretti a vivere? Qualcuno si è preoccupato delle persone che vivono nell’agro di Montemilone, in un rifugio posticcio, costrette a percorrere due ore di cammino per l’approvvigionamento dell’acqua presso una fontana pubblica, per di più utilizzando bidoni che contenevano diserbanti o concime? No, queste cose non dovrebbero e non possono accadere in un mondo che dichiara di essere civile. Non possono accadere nella nostra Basilicata, dove soltanto fino all’anno scorso celebravamo “Matera, capitale europea della cultura”. La cultura che difendiamo, l’unica universalmente valida, non può che essere quella dei diritti.
Non possiamo trattare degli esseri umani come se avessero il solo dovere di lavorare, ma nessun diritto di cui godere. In alternativa, non ci resta che pregare affinché la ruota non giri mai…Amnesty International – Gruppo Potenza si schiera a difesa dei diritti umani di tutti gli invisibili, perché sia salvaguardato il loro diritto alla salute, alla casa e al lavoro.
Amnesty International – Gruppo Italia Potenza