Sarà un settembre lavorativo al massimo, quello che sta per cominciare nell’area industriale di Melfi, grazie ad un picco nella domanda dei tre modelli realizzati in Basilicata – soprattutto nella versione ibrida – e nonostante qualche timore provocato da alcuni casi di contagio da Covid-19 registrato in questi giorni. La direzione aziendale della Fca, nel corso di un incontro che si è tenuto ieri con l’esecutivo di stabilimento ha annunciato «la piena saturazione sulla linea Jeep Renegade e 500X con venti turni settimanali» e la strutturazione «a dieci turni, fra cui quattro sabati in straordinario sul primo» in quella in cui si realizzano la Compass e la Renegade ibride. Questo significa che alla Sata – e quindi anche nelle aziende dell’indotto – saranno incrementate notevolmente le produzioni. «Questa comunicazione – spiegano i rappresentanti regionali e di fabbrica di Fim-Cisl, Uilm-Uil, Fismic e Aqfc – scaturisce in seguito ad un picco della domanda dei tre modelli e di un trend positivo sulle versioni ibride per il mese di settembre. Dopo anni lo stabilimento di Melfi, oltre ad essere ritornato nella sua piena capacità produttiva utilizza anche il lavoro straordinario. Tutto ciò conferma ancora una volta il grande lavoro fatto in questi anni, frutto di sacrificio e di lungimiranza. Ma oggi più che mai – proseguono i sindacati – c’è bisogno, partendo dalla richiesta fatta pochi giorni fa alla Regione Basilicata, di un piano straordinario legato all’emergenza Covid che metta in sicurezza tutti i lavoratori con screening sierologici e tamponi rapidi e che accompagni tutto quello che abbiamo fatto in queste settimane con il protocollo sulla sicurezza di aprile.
Oggi l’area industriale di Melfi, con questo picco di volumi, ha bisogno di essere monitorata insieme al suo indotto che sta vedendo in queste ore anche l’affacciarsi di lavoratori somministrati. La Fca, sotto nostra sollecitazione – concludono – ha anche confermato che da lunedì partirà un confronto sull’organizzazione del lavoro che possa permettere di affrontare al meglio la gestione di questi volumi». Secondo la Fiom-Cgil, invece, la crescita delle richieste dei modelli prodotti a Melfi «è un elemento positivo, ma in questo contesto bisogna tornare a parlare dei ritmi e delle condizioni di lavoro in fabbrica, partendo da quanto perso in termini salariali in questi mesi. Passare da una fase di ammortizzatori sociali ad una di produzione massima – sottolinea il sindacato – è un fatto positivo, ma se le salite e le discese si alternano bisogna modificare la programmazione delle produzioni. È necessario inoltre – aggiunge la Fiom-Cgil – che la mobilità tra le linee degli operai, che l’azienda ritiene abituale ma che a nostro avviso dovrebbe essere affrontata anche rivedendo il sistema attuale dei turni, garantisca sicurezza in questo momento di emergenza sanitaria e permetta la crescita professionale e salariale delle persone coinvolte, riconoscendone la polivalenza e la professionalità».
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno