L’uccisione di Giulio Regeni e la detenzione di Patrick Zaki hanno reso sempre più evidente che nell’Egitto di Al-Sisi vi è un rispetto pressoché nullo dei diritti umani e civili. Grazie all’encomiabile lavoro dei PM della Procura di Roma Michele Prestipino e Sergio Colaiocco, è stato possibile ricostruire cosa accadde il giorno in cui Giulio sparì. Dopo averlo pedinato e seguito fin dall’autunno 2015, il 25 gennaio 2016 quattro agenti dei servizi segreti egiziani lo rapirono nella metropolitana del Cairo, portandolo prima nel commissariato di Dokki e poi presso un edificio a Lazougly. Lì venne seviziato per ben 9 giorni, colpito con calci, pugni, bastoni e materiale incandescente, fino a causargli la morte. Di fronte a tutto questo, e a tutte le sparizioni, uccisioni e detenzioni illegittime che stanno avvenendo in Egitto, è triste constatare quanto l’Europa si stia dimostrando incapace di operare la giusta pressione diplomatica per cambiare questo stato di cose. Macron proprio pochi giorni fa ha conferito, in tutta segretezza, la Legione d’Onore ad Al-Sisi. La professoressa di Cambridge, con cui Giulio collaborava, ha assunto fin da principio un atteggiamento reticente, ostacolando così le indagini dei PM. E infine, il governo italiano ha concluso proprio alcuni mesi fa un accordo con l’Egitto per la vendita di un cospicuo quantitativo di armamenti. Secondo quanto riportato da Catherine Cornet su “Internazionale”, si tratterebbe della più imponente cessione di armi dall’Italia verso un paese straniero negli ultimi 75 anni. L’Italia venderà all’Egitto due fregate Frame Bergamini, missili, velivoli da addestramento avanzato e da combattimento leggero. Da alcuni esperti del settore è stata definita la “commessa del secolo”, per un valore di 10 miliardi di euro. Come dunque si può notare, le istituzioni europee sono ben lungi dal chiedere ad Al-Sisi un cambio di rotta, ma anzi stanno barattando il loro silenzio per avere un tornaconto in termini economici e geopolitici. Tutto questo è inaccettabile: i diritti umani non sono merce di scambio, e non sono sacrificabili di fronte a nessuna ragion di Stato.
Qui di seguito, il report sullo stato dei diritti umani di Amnesty, del 2016 (disponibile cliccando qui)