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Basilicata, dopo il lockdown +133,3% di imprese fallite

I fallimenti di imprese in Basilicata, al terzo trimestre dell’anno appena concluso, sono aumentati del 133,3%. Il dato è del Cerved  l’agenzia di informazione commerciale  che nelle scorse settimane, come ha riportato la Gazzetta, aveva acceso i riflettori sul «rischio infiltrazione mafiosa» per un centinaio di Pmi lucane. Questa volta il Cerved si occupa di procedure fallimentari già avvenute.  Vi sono regioni – segnalano gli esperti – che vedono aumentare le procedure su base annua, come Basilicata (133,3%), Umbria (9,1%), Friuli Venezia Giulia (6,1%) e Calabria (5,4%), regioni in cui si registra un declino rispetto al 2020 che tende tuttavia a colmarsi (tra queste Liguria -5,1%, Toscana -17,4% e Veneto -21%) e regioni in cui il calo risulta ancora ampiamente superiore all’anno precedente, come il Lazio (-52,5%) e la Sicilia (-46,8%). I dati sono ancora fortemente influenzati dal mancato ritorno alla piena operatività dei tribunali e dai ritardi accumulati nel corso del lockdown che impattano sull’apertura di nuove pratiche. Si stima che la chiusura dei tribunali e i ritardi connessi al rallentamento delle attività abbiano fatto slittare di oltre 4 mesi gli incassi previsti nel recupero crediti. Un simile scenario potrebbe spostare in avanti i tempi di apertura di nuove procedure e di lavorazione delle pratiche.

Tra luglio e settembre 2020 complessivamente nel Paese sono stati registrati 1.606 fallimenti (14 in Basilicata a cui aggiungere 31 dei trimestri precedenti), un dato in calo del 30,2% su base annua, a livello nazionale ma non regionale. Ci sono poi le procedure non fallimentari aperte nel terzo trimestre 2020, i concordati preventivi che si confermano sempre più numerosi: 207 in Basilicata (più 14,7%). In base ai dati sono 5 le regioni in cui si osserva un aumento delle liquidazioni in bonis nel terzo trimestre 2020: Vall d’Aosta (63,3%), Friuli Venezia Giulia (19,5%), Basilicata (14,7%), Lombardia (13,4%), Umbria (8,1%), Trentino (4,2%) e Molise (14,5%). Valori ancora molto bassi rispetto al terzo quadrimestre 2019 in Lazio (-25,4%), Campania (- 24,8%), Veneto (-21,6%). Si registrano cali di minore intensità in Toscana (- 4,1% ed Emilia Romagna (-7,2%). L’ad di Cerved, Andrea Mignanelli, spiega: «Prima del Covid noi in Italia avevamo circa l’8% delle pmi cosiddette a rischio, sulla soglia di un possibile fallimento ma ancora non fallite. Questo numero con un nuovo lockdown può crescere fino a oltre 20%. Le pmi che rischiano di fallire potrebbero arrivare al 21%».

E allargando le previsioni a tutte le imprese, non solo alle Pmi, secondo il Cerved con un nuovo lockdown potrebbe materializzarsi «lo scenario più severo delle nostre previsioni anche dal punto di vista dell’occupazione, con la perdita di 1,9 milioni posti di lavoro, rispetto a quello di uno scenario base che si attesta a 1,4 milioni». Stime pesanti che tengono conto, sottolinea Mignanelli, del fatto «in questo momento c’è una fetta di imprese che è più bloccata rispetto ad altre. Nel nostro recente Report Pmi 2020 – sottolinea – abbiamo anche messo in evidenza quelle che sono le aziende che rischiano un impatto più forte in questa situazione e che sono 19mila imprese sul totale del nostro panel, che hanno a fare con agenzie di viaggi, ristorazione, organizzazione di fiere e convegni, industria cinematografica piuttosto che alcune catene retail. Per questi settori – ribadisce – con nuovi lockdown le perdite di fatturato possono andare dal 30 al 50%. In pratica, questo 20% di imprese maggiormente impattate arriverà ad avere anche punte del 50% in meno di fatturato». E secondo Mignanelli, a rischiare di più sarebbero le «piccole e medie imprese già in sofferenza oggi e che operano nei settori di agenzie di viaggio e tour operator, alberghi, ristorazione e organizzazione di fiere e convegni».

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno

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