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Donne chef, un primato tutto lucano per l’Associazione Cuochi Lucani. La loro presenza nei ruoli del mondo food è aumentata

Negli ultimi cinque anni la presenza di donne in ruoli apicali del mondo food è aumentata. La percezione è netta. Con uno scatto in avanti non solo al vertice, ma anche alla base: assistiamo a un cambio di passo che pervade tutto il settore. Nonostante il 2020 sia stato un anno molto particolare, soprattutto per la ristorazione, i numeri raccontano un mondo sempre più animato da donne: secondo il 72% di utenti della ristorazione negli ultimi anni la quota di lavoratrici nel food è superiore, stima confermata per il 39% di operatori, che dice di aver aumentato il numero di dipendenti donne presso il proprio locale negli ultimi tre anni. E ancora: il 51% dei ristoratori dichiara di avere una chef donna, mentre il numero medio di donne impiegate in cucina è di 1,3. A fare da traino sono anche le presenze delle chef sui media. E infatti nella ricerca si segnalano le cosiddette food influencer, che hanno impostato la propria carriera anche grazie a una presenza fissa e importante sui social.

In tutto questo c’è un primato tutto lucano. L’Associazione Cuochi Italiani – presente oltre che in Italia in Romania, Repubblica Moldava, Bulgaria, Serbia, Ungheria, Germania, Gran Bretagna – è l’unica associazione di categoria che ha una donna presidente: la lucana Enza Barbaro.

La Donna Chef, una importante e preziosa risorsa che la presidente dell’ACI Barbaro pone al centro del suo impegno di valorizzazione avendo da sempre considerato che la donna rappresenta la ricchezza all’interno della famiglia e della società.  La Donna Chef – sostiene Barbaro – è lo scrigno delle esperienze,  l’anfora dei segreti ereditati dalla mamma e tramandati dalle Nonne, in una società che nell’unione delle famiglie dovrà porre in valore ”la conoscenza”, riscoprendo le tradizioni. Dunque da qui comincia un percorso che più di una scommessa è già una realtà, una certezza tangibile ,grazie alla vicinanza da molti anni ,della Presidente a chef sia donne che uomini , adulti oppure giovani, adolescenti e bimbi, in quel percorso intrapreso dall’Associazione Cuochi Italiani, nel diffondere l’educazione alimentare che, nasce e cresce come un’esigenza sin dai primi giorni di vita. Da quest’anno ”Donna Chef” diventa alla pari degli chef, all’interno dell’Associazione Cuochi Italiani, sul territorio Europeo, un nome che unisce le professioniste, le dilettanti, le allieve e perche’ no, le maestre nonne, alla pari degli chef al maschile. L’Associazione Cuochi Italiani, nel rispetto dei tesserati a vario titolo , porta avanti il modello della famiglia dei cuochi valorizzando sui vari territori , la “figura del cuoco” che ogni giorno dedica attenzione alla cucina Italiana, all’originalità, alla qualità, al codice etico deontologico e regolamento. E per incrementare il numero delle donne in cucina ai ristoranti un ulteriore riconoscimento per la presenza nella struttura di almeno uno Chef oppure Donna Chef tesserata, che sostiene i principi associativi, la concessione della targa membro “Origini Italiane”‘, aderendo al regolamento di riconoscimento. Ma allora le italiane cucinano meglio? Al di là dello spirito nazionalista o delle sensazioni, lo dicono i numeri della Guida Michelin 2019: su oltre 3.300 chef stellati di 28 Paesi, le donne sono più o meno il 4 per cento. In Francia, dove la ristorazione è cosa serissima su 621 stellati le donne sono appena 16. In Italia sono 45 su 367, la percentuale più alta del mondo. Passi avanti – dice Barbaro – si stanno compiendo in tutt’Europa e noi dell’ACI spingiamo perchè ci siano sempre più donne chef.

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