Melandro News

“Cristo si è fermato a… Rapolla”; Ospite di Pasquale Campagna, in arte “Il Madonnato”

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un costante incremento delle pubblicazioni presso i cosiddetti “editori indipendenti”, volgarmente detti ”editori a pagamento”. Comunque definiti, essi sono andati a colmare uno spazio lasciato vuoto dai grandi editori nazionali, sempre più orientati ad investire sul sicuro, sul volto noto della Televisione, del giornalismo o della Rete, negligendo tutte le altre proposte della miriade di poeti e scrittori che affollano la nostra penisola da Nord a Sud. Pasquale Campagna, classe 1938, lucano di Rapolla, è uno di questi. Un artista eclettico che si destreggia bene nella scultura lignea e nella pittura, privilegiando in entrambe i soggetti sacri come Leit-motiv delle sue creazioni, ciò che gli è valso lo pseudonimo di “Madonnato”. Dalla sua autopresentazione del piccolo volume intitolato “L’arte al servizio della cultura” (Grafica ediz, 2017, Melfi), pagg. 1-6, leggiamo: “(…) Come potete constatare dalla data di nascita, ho vissuto la mia infanzia nel periodo peggiore, quello contraddistinto dalla guerra e da tutte le sue difficoltà, tra il lamento delle sirene, il risuonare delle bombe e il fuggi fuggi dalle stesse della gente che cercava di scampare la morte durante il secondo conflitto mondiale. Intrapresi le scuole elementari e, nei cinque anni, sempre con lo stesso insegnante, il maestro Settimio Albis, misi in evidenza le mie capacità per cui l’insegnante consigliò mio padre di farmi proseguire negli studi, essendo io promettente. Avevo tanto entusiasmo ma non fu così proprio perché essendo quello il periodo peggiore del dopo guerra, con i fabbisogni familiari e la crisi economica e dovendo fare i conti con i servizi di casa, e mia sorella, 5 anni più piccola di me, non mi restava tempo sufficiente per dedicarmi allo studio. Per giunta, essendo stato bocciato in seconda media, decisi di abbandonare la scuola per dedicarmi alla famiglia e così poter aiutare mio padre nei lavori della campagna (…). “Una confessione schietta, senza giri di parole, per esprimere tutto il rammarico di non aver potuto studiare, grazie, si fa per dire, anche alla sbrigativa bocciatura al secondo anno della Scuola secondaria di 1° grado, ciò che oggi sarebbe quasi impossibile, trattandosi di “Scuola dell’obbligo”. Il maestro Campagna, artista poliedrico autodidatta, racconta di aver vinto, da giovane, anche un concorso come aspirante attore, a Potenza, e di aver partecipato ad un lungometraggio girato tra Battipaglia e Cava dei Tirreni, intitolato “L’angelo dei caduti -Mamma Lucia” ispirato al conflitto tra americani e tedeschi. L’esternazione continua rivelando: “Successivamente, ebbi nello stesso momento, sia la chiamata per il servizio di leva che l’invito a far parte del film “Quel tesoro di papà”, con Katia Caro, Carla Calò ed Ennio Girolami, come se la mia passione per cinema e teatro potesse (o dovesse) essere l’essenza stessa della mia vita ma non ebbi nessuno che potesse consigliarmi il da fare e, non sapendo io stesso come comportarmi, mollai il tutto e non vi partecipai. Il dovere di servire la patria, in quei tempi, era preminente e finii con lo scegliere il servizio militare (…). Negli anni 60/70, dopo essermi sposato felicemente con mia moglie Nicolina, emigrammo in Germania fino alla fine del 1973. Al ritorno in Italia, avendo trovato un gruppo di giovani con i quali organizzammo una piccola compagnia teatrale, tornai al vecchio amore, il caro teatro, esibendoci con diverse rappresentazioni (commedie e drammi) sia nel nostro paese che nei paesi limitrofi e, sempre con grande successo.” L’incontro con la poesia avviene a cavallo tra il 1979 e 1980, che va a rafforzare le sue doti già espresse nelle altre arti nobili, spronandolo a partecipare ai concorsi dedicati. Tra questi, in primis, il “Concorso Artistico-letterario Engel von Bergeiche”, dove, nel 2017 conquista il 3° posto ex aequo; nel 2018 il 2° posto ex aequo, e, nel 2019, il Premio speciale della giuria, sempre per la poesia inedita. Tutte le poesie di Pasquale Campagna inneggiano alla natura (nomen omen), attraverso un linguaggio lessicalmente genuino, inserito in moduli espressivi di livello medio, privi di barbarismi, sofismi e neologismi, in ossequio al background culturale dell’artista che, nonostante l’assenza della figura dell’editor in seno alla casa editrice (quasi una costante di queste piccole realtà imprenditoriali), è riuscito a pubblicare delle poesie con pochi “inciampi” grammaticali, sintattici etc., dando un sorprendente esempio di buona organizzazione del pensiero e lucidità mentale. Emblematica è la bella, icastica lirica “Una foglia ingiallita”, pagg. 44-45 della raccolta: “Svolazza per l’aria una foglia ingiallita, / non ha una meta ed è priva di vita. /Va poi si ferma e riparte ancora lontano, /senza una meta e con un destino vano. /Non una musica né un canto l’accompagna, /su per i colli e le valli della campagna: /quel che le fa compagnia è un vento autunnale, /che soffia da mattina a sera, ma non le fa male, /poi il vento si ferma e vien giù la pioggerella, /che anche il canto placa della donzella. / O foglia ingiallita, io più non ti conosco/ allorquando un di, tu eri florida nel bosco; / Ora perché tal sorte ti toccò? E/ qualcuno nel vuoto mormorò: / E’ la natura! Tutto ha un principio, una fine, /perciò, anche l’uomo è mortale e non divino”. E per concludere in … tristezza, ora la lirica “La stanza”, tratta dal secondo libro, intitolato ”La voce del cuore raccontata attraverso la poesia” (ancora con i tipi di Grafica ediz.), pubblicato l’anno scorso, in piena pandemia, e prefazionato dal giornalista Antonio Baldinetti. Il tema centrale, pag. 87, è, manco a dirlo, la clausura forzata, a cui, purtroppo, ci costringe ancora il killer invisibile chiamato Covid (parola “macedonia” composta da: corona –virus- disease): “Vivere tra quelle pareti,/dove il silenzio sovrasta di /gran lunga la voce del sole, /è come volare con ali mozze. In essa, c’è l’eco della solitudine, /il rimbombo di tuoni e folgori, /il sibilare di venti tempestosi / e lo apparire di fugaci spettri. /L’anima mia non ha più respiro; non sogna miracoli dal cielo, né/ vede orizzonti illuminati ma, /là c’è solo una lenta agonia”. Ora che dire? Viva l’autodidattica, pensando a Howard Gardner che, a ragione, nel suo famoso saggio sulle “Multiply intelligences”, parlava di “predisposizione genetica individuale“ degli esseri umani. E lunga vita agli ottuagenari! Ad onta di certi politici senza etica, che, stressati dall’ennesimo forfait socio-sanitario della ricca Lombardia, vorrebbero relegare gli oldies della “terza età” in una sorta di girone degli inutili, privi di vaccini e cure mediche, in quanto ”non più produttivi”.

Prof. Domenico Calderone

 

Exit mobile version