Olena è tornata in Basilicata, a Potenza e Tito, dopo 20 anni e dopo essere riuscita a fuggire dalla guerra in Ucraina e all’ospedale “San Carlo” di Potenza, ieri, ha dato alla luce la sua seconda figlia. E’ la storia di Olena, una giovane che è tornata, a inizio marzo, nel Potentino dove a Tito una famiglia l’aveva già ospitata 20 anni fa quando aveva 5 anni, dopo i fatti di Chernobyl nell’ambito di un programma di affidamento temporaneo. Olena dopo tre giorni di viaggio a digiuno ha raggiunto Potenza ed è stata accolta dalla stessa famiglia di Tito che è riuscita a mettersi in contatto con lei e a rispondere alla sua richiesta di aiuto: quella di fuggire dall’Ucraina per la guerra.
Ieri la piccola Eva è nata al “San Carlo”. “Segnale di speranza”, ha commentato il Presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, che ha aggiunto: “A nome di tutta la comunità lucana voglio esprimere i miei più sinceri auguri a mamma Olena e alla piccola Eva, nata nell’ospedale San Carlo di Potenza. L’arrivo della bambina, tra l’altro a pochi giorni dalla domenica delle Palme, rappresenta la forza della speranza contro una guerra inumana, nel desiderio di una rigenerata condizione di pace. Accogliamo con gioia l’arrivo di questa creatura, come accogliamo chiunque fugga da scenari di devastazione. Contro l’orrore di Bucha, oggi a Potenza celebriamo la vita”. “Voglio ringraziare medici, infermieri e tutto il personale sanitario per la concretezza del sostegno, della vicinanza e dell’assistenza che la Basilicata sta offrendo a Olena e a tante persone in fuga dalla guerra. Lo sforzo della Regione, dei comuni, dei volontari della protezione civile, delle associazioni e delle famiglie lucane è encomiabile”, ha aggiunto il vicepresidente e Assessore alla Salute e politiche della persona, Francesco Fanelli.
“Nell’ambito dell’accoglienza dei rifugiati della guerra in Ucraina – ha concluso il direttore generale dell’Aor San Carlo di Potenza, Giuseppe Spera – stiamo per inaugurare un ambulatorio dedicato alle donne ucraine che fuggono dalle atrocità della guerra e hanno bisogno di cure e assistenza ospedaliera”.