Asseverato che i poveri disgraziati, tra cui molti minorenni non accompagnati, salvati in mare dalle ONG, alla loro partenza liberatoria dai campi di tortura libici, lì giunti dopo mesi e mesi di attraversamento del deserto a piedi, non erano diretti ad alcun rave party o concerto rock europeo, risulta assurdo e disumano operare una selezione di leviana memoria, per scegliere gli aventi diritto a scendere a terra dalle navi umanitarie. Sicché, le 35 persone scartate sulla nave Humanity 1, sono state definite, cinicamente, dalla circolare ministeriale “carico residuale” da rimandare in Libia, cioè nelle mani dei carnefici, in violazione del diritto internazionale, non essendo esse risultate “fragili”al triage ordinato alla dottoressa, medico di bordo, che ha dichiarato molto rattristata: ”Per la prima volta, nella mia vita, mi sono vergognata di aver fatto bene il mio lavoro!”.
Ebbene, ampliando il campo semantico, un termine mutuato dal packaging commerciale (fragile, giustappunto) è passato a designare persone vulnerabili, requisito essenziale per calpestare il
Dov’è finita la saggezza che temperava gli eccessi, rendendo i “sapiens” tolleranti, solidali, empatici, altruisti efficienti? Quando cesserà questa inettocrazia transnazionale al costante inseguimento della vergognosa, vetusta affermazione del “suprematismo bianco”, che identifica nei poveri neri, le facili vittime di elezione? La Polonia supercattolica ed altri Paesi dell’ex Patto di Varsavia accettano solo ucraini: i poveracci che seguono la “rotta balcanica” vengono, invece, respinti selvaggiamente alla frontiera spinata, finanziata proprio dall’Unione Europea, e fatti morire assiderati! Una vox clamantis in deserto chiede: “Quando, i panurghi al comando, collezionisti di rosari, la finiranno di usarci in esperimenti “in corpore vili” per illanguidire la nostra mente e il nostro spirito solidaristico? Restiamo umani: riduciamo le disuguaglianze e il gap tra ricchi e poveri e accettiamo questi poveri disgraziati, prime vittime del “climate change” innescato dall’Occidente, che, secondo il paradosso di Kesselgross, hanno l’unico torto di non essere caucasici, non essendo stati capaci di nascere nell’ecumene dell’opulenza. Integriamoli con seri corsi di formazione e progetti plurilinguistici, come ha fatto la piccola Basilicata con quello di 200 ore, di valenza nazionale (pubblicato sulla rivista scientifica “Articolo 33-Valore Scuola”) dedicato ai ragazzi non accompagnati provenienti da Asia e Africa, scritto e tenuto dallo scrivente con successo, nell’anno scolastico 2015-2016, all’Istituto comprensivo di San Fele! Cambiamo paradigma, trasformando il problema degli immigrati in benefici per chi li accoglie. Diamo una chance a questi sfortunati, come hanno fatto con noi: svizzeri, tedeschi, belgi et al. in epoche passate, accogliendo i poveri diseredati che scappavano, specie dal Sud Italia, con la valigia di cartone! Ci conviene, ne abbiamo bisogno, perché l’Europa anagrafica (ce lo dice La Palice), grazie all’Igiene e alla Medicina, sta invecchiando, mentre le culle sono, drammaticamente, sempre più vuote!
Prof. Domenico Calderone